21 giugno 1927, inaugurazione del monumento21 giugno 1927, inaugurazione del monumento

In prima pagina – Senza alcuna riserva possiamo ammettere che a dominare le cronache estive bustocche è stato lui: il Monumento ai Caduti di piazza Vittorio Emanuele II. Questione di giorni ormai la sua "dipartita" definitiva dalla storica sede, per ricevere adeguati interventi di restauro ed essere infine ricollocato in Piazza Trento Trieste. Un evento questo che costituisce innegabilmente un capitolo decisivo per la storia della città, andando a cambiare totalmente la fisionomia e, di conseguenza, a cancellare la gergale denominazione della famosa piazza. Per la città di Busto Arsizio, tuttavia, quello del Monumento ai Caduti non è che l'ultimo risvolto di una vicenda che rimonta al primo dopoguerra e che si fregia di un'altra opera, perduta e da molti dimenticata.

Monumento ai caduti, foto d'epoca, 1927Monumento ai caduti
foto d'epoca, 1927

C'era una volta uno scultore di Milano  – E' infatti dopo la Prima Guerra Mondiale che la città decide la realizzazione di un Monumento ai Caduti di Busto Arsizio. A seguito di un complesso iter concorsuale, avviato nel 1919 e caratterizzato dal succedersi di più commissioni artistiche, nel 1924 viene proclamato vincitore il bozzetto presentato dallo scultore milanese Costante Orazio Grossoni (1867 – 1952). Muovendo i passi dal verismo di Giuseppe Grandi, Grossoni si è poi affermato come uno dei maggiori esponenti della stagione del Simbolismo "maturo" di inizio novecento, realizzando numerose opere di rilievo presso il Cimitero Monumentale di Milano (tra cui ricordiamo il vistoso monumento Bocconi del 1908).   

Quell'opera che non c'è più – Il Monumento di Busto Arsizio richiese tre anni di realizzazione e venne infine inaugurato il 21 giugno 1927 alla presenza del Re in piazza Garibaldi, dove l'opera fu collocata. Dell'imponente scultura non restano oggi che le foto d'epoca e le cronache di quella giornata: solo 15 anni dopo, infatti, i suoi 60 quintali di bronzo furono fatti fondere per scopi bellici. Da questi documenti è tuttavia possibile ricostruire l'immagine del monumento, composto da più gruppi di figure: al centro l'austera figura della Patria che tiene tra le mani una corona premio per gli Eroi, alla sua destra un gruppo di combattenti e cittadini, alle cui spalle si distaccava il

O.Grossoni, 'La Vittoria'O.Grossoni, 'La Vittoria'

nucleo Madre-figlio; a sinistra i Vincitori e il Sacrificio; infine, in posizione sopraelevata, svettante su tutti, la Gloria alata.   

Una vittoria misteriosa – Collegata a questa vicenda è, inoltre, la presenza di un'altra opera dello scultore in città: una testa femminile collocata presso il Municipio (ed una seconda fusione presso le Civiche Raccolte d'arte di Palazzo Cicogna). L'opera, tradizionalmente denominata "La Vittoria", fu per anni considerata l'unico elemento superstite del monumento di piazza Garibaldi. In realtà, come sottolinea Federico Cavalieri (in Arte a Busto Arsizio, catalogo della mostra, 1995), nessuna delle tre figure femminili che vi comparivano aveva fattezze corrispondenti a questo busto femminile. E' verosimile, infatti, che si tratti di una prova, un modello "al vero" sottoposto al vaglio della giuria. Ipotesi ulteriormente confermata dalla presenza della firma, della data commemorativa del periodo bellico (MCMXV-MCMXVIII) e dallo stemma della città di Busto Arsizio (come sostiene Sergio Rebora nella scheda in catalogo delle Civiche Raccolte d'Arte della città di Busto Arsizio, 2008). 
L'attuale Monumento ai Caduti è dunque, in realtà, il secondo (cronologicamente parlando) di cui la città si è dotata, realizzato dall'artista Enrico Manfrini e posizionato, lì dove tuttora si erge, nel 1958. Se paragonato al ben più misero destino dell'opera del Grossoni, possiamo quasi esser lieti che per lui sia previsto, in fondo, un semplice cambio di sede. Giunto a 52 anni di vita, l'obelisco potrà così godere, avvantaggiato anche dal restauro imminente, ancora di tanti giorni felici sotto gli occhi dei suoi concittadini.