L'opera di Laura Renna, vincitrice del PremioL'opera di Laura Renna,
vincitrice del Premio

L'arte italiana stravince – La Fondazione milanese creata dall'artista Arnaldo Pomodoro continua a cercare talenti. Seconda edizione per un Premio che sceglie giovani scultori da tutto il mondo. Una selezione accurata che prevede il superamento del giudizio di una giuria d'eccezione. Quest'anno a valutare le 345 opere pervenute un equipè internazionale di assoluto rispetto composta da Arnaldo Pomodoro-Presidente, Valerio Adami, artista, Kosme de Barañano, curatore, Susan Ferleger Brades, consulente, Kynaston McShine, curatore del MoMA di New York, Angela Vettese, docente all'Università Iuav di Venezia. Dopo attente consultazioni tra il gruppo di abili scultori ne è uscita una rosa di 25 giovani di tutto il mondo che, con le loro opere, occuperanno lo spazio della Fondazione milanese dal 14 maggio al 18 luglio. Il 13 Maggio sono stati distribuiti premi e riconoscimenti. Prima classificata una ragazza, Laura Renna, con l'opera 'Y for Young' che si è così aggiudicata 10.000euro e la sua opera diverrà parte della collezione permanente della Fondazione Arnaldo Pomodoro. Al secondo posto, si è classificato Michele Guido, con 'The Victoria Regia Garden', al terzo, Paolo Cavinado, con 'Spazio Visivo #2, Annunciazione'. Infine anche il Premio acquisto di Unicredit è andato ad un italiano: a Marco M.G. Scifo, per 'Skyline of Bees'.

Mano fortunata – Unico varesino ad essere arrivato tra i finalisti è Mauro Brovelli, scultore nativo di Angera che vive e lavora a Milano. Un giovane di 31 anni che ha saputo convincere gli esperti. Per il Premio ha realizzato un'opera particolare: una struttura ellittica composta da 18 blocchi di cemento cavo assemblati tra loro, che porta il nome di Roulette. Una imponente scultura di 800kg che è corredata, nella parete interna, di un binario nel quale scorre una palla di metallo che ruotando produce un moto perpetuo. Con questo, si vuole rappresentare il ciclo del tempo con l'eterno ritorno e il suo suono. "Marco Brovelli costruisce una sorta di roulette, una ruota in cui si suppone che giri la palla del destino. Il risultato – il numero più o meno fortunato sul quale terminerà la sua corsa, è dettato da forze specifiche come il peso, la spinta, l'attrito. La relazione razionale di causa ed effetto, pur sotterraneamente presente, resta però così difficile da decifrate che a buon diritto si continua a parlare di fato e di fortuna" sottolinea Angela Vettese, nel testo preparato dai giurati.

M. Brovelli, 'Roulette'M. Brovelli, 'Roulette'

Dalla volta alla ruota – Tra i vinti, ma assolutamente soddisfatti Mauro Brovelli sottolinea come sia nata quest'idea e quanto conti oggi saper cogliere le occasioni: "al Premio Pomodoro mi sono iscritto proprio all'ultimo, spronato da alcuni amici, avevo in 'cantiere' un progetto articolato che ho dovuto successivamente ridimensionare, in particolare per i costi che avrebbe comportato la realizzazione". "L'idea della scultura che ho realizzato è nata la prima volta da un ragionamento intorno alla volta a botte, a quelle rocce a trapezio che si sostengono fra loro. Con quest'immagine in mente ho pensato ad un lavoro simile per concetto che si sviluppasse in verticale a moduli e alla fine ho scelto il cerchio. All'inizio all'interno di questa struttura circolare ci sarebbe dovuta essere una lama rotante, con un fulcro centrale legato ad un volano, che avrebbe così sviluppato movimento per inerzia. Sotto questa lama un proiettore, che proiettava immagini di alberi sul soffitto, immagini che avrebbero subito tagli ad ogni passaggio della lama stessa". Un lavoro d'arte concettuale che comporta però studi di pesi e misure a prova d'ingegnere;  un progetto che, per ora, è in stand bay, ma che l'artista vorrebbe rielaborare.

Artigiano concettuale – "Successivamente ho deciso di ridurre il mio intervento, di fare un lavoro minimale" ci spiega Mauro "ho avuto poi l'idea della palla al posto della lama che girando in questo binario avrebbe creato attrito, una graduale lacerazione del materiale stesso col quale veniva a contatto. Dentro la cavità sono infatti collocati dei materiali che si consumano, rompono, rovinano". Questo il progetto iniziale sottoposto alla Fondazione, ma poi modificato in fase di realizzazione. L'idea del tempo, metafora costante del trascorrere della vita, riproposta quindi col moto perpetuo di una massa fisica. Un concetto elaborato che ha comportato l'intervento di ingegneri, ai quali il giovane scultore ha dovuto chiedere consiglio. "Alla fine, dato i costi del tutto, ho di nuovo ridimensionato il progetto e grazie all'aiuto di due dottorandi di ingegneria del Politecnico di Milano sono arrivato a creare la Roulette oggi esposta a Milano" continua l'artista. Una 'scultura performativa', quella di Brovelli che ha colpito i giurati e ottenuto così il merito dell'esposizione. Un lavoro che, per quanto concettuale e in qualche modo artificiosa, conserva un'ampia parte di manualità. Lo scultore ha dovuto realizzare con le sue mani l'opera stessa e proprio in questo confronto artigiano ha affinato la struttura finale. Eliminate quindi le fonti di energia esterna che avrebbero dovuto dare la spinta iniziale alla palla, eliminati gli elettromagneti che dovevano collocarsi in ogni modulo di cemento per consentire il moto perpetuo, e sostituiti con soluzioni più semplici e pratiche, sicuramente meno dispendiose, il risultato non è cambiato. "La scultura non dev'essere sensazionale per gli apparecchi elettronici" conclude Brovelli.

Da Artista a artista – Un'opera che dà merito alla mente del giovane, un Premio mancato da vivere come suggerisce Valerio Adami: "Dunque come giudicare un'opera d'arte? Potrei senz'altro argomentare le mie scelte, riflettere sui "pro e contro", ma so benissimo che qualunque riflessione sarà sempre influenzata dalla mia prima opinione, quella emotiva, sorta a "prima vista". Tutte queste perifrasi per dire che il giudizio dipende dall'emozione? Esiste forse un'emozione del giudizio? E non è forse stata una medesima emozione a spingere lei, per primo, a scegliere quella sua scultura fra tante altre? Emozione estetica, che muove da un sentimento plastico. Dallo stile, dal percorso dell'intuizione; ma anche emozione etica, suscitata da quella certa idea che un'opera rivela a chi guarda… Vedere & pensare."