L'imponenza di Palazzo Ramirez Montalvo nel cuore di Firenze, riflette il prestigio dell'istituzione di cui, a partire dagli anni Cinquanta, è la sede principale: Pandolfini Casa d'Aste, fondata nel 1924 dall'omonimo Cavalier Luigi, rappresenta ancora oggi una delle prime realtà all'interno del panorama italiano e internazionale per quanto riguarda questo particolare settore di vendita, quello relativo al collezionismo d'arte e d'antiquariato; in quasi novant'anni d'attività la casa d'aste ha consolidato sempre più la propria posizione nei confronti della concorrenza e sul mercato, seguendo in particolar modo una strategia: l'adeguamento al susseguirsi dei cambiamenti, sia del gusto che soprattutto delle modalità comunicative, forti di una costante e puntuale volontà di aggiornamento rispetto ai metodi di valutazione; pare un'ovvietà, ma non molte realtà – sia nazionali che straniere – hanno saputo interiorizzare questo metodo rendendolo efficace per sopravvivere alla difficile congiuntura economica che stiamo vivendo.

Ce lo confermano le parole di Lucia Montigiani che, in qualità di responsabile del coordinamento dei diversi dipartimenti, afferma come l'andamento di Pandolfini abbia subito solo marginalmente i contraccolpi della crisi, registrando anzi un incremento degno di nota rispetto al decennio precedente: nella seconda metà del 2011 si sono infatti superati i dodici milioni di euro l'anno per volume di intermediazione, con un aumento del 300% rispetto agli anni Novanta.

Certo non poco avrà influito il ruolo di mediazione della struttura che, se da una parte ottiene ricavi solo da una determinata percentuale rispetto all'intero prezzo di vendita dell'oggetto, dall'altra lavora senza investire direttamente il proprio capitale nell'acquisto dell'opera, vivendo quindi essenzialmente sulla commissione per conto terzi; un rischio di chiusura si paleserebbe solo nel momento in cui per assurdo una numerosa serie di sessioni d'asta si concludesse con la stragrande maggioranza di lotti invenduti: in tal modo le spese di

gestione supererebbero i ricavi con le conseguenze che lascio a voi immaginare (…ma questo non è certo il nostro caso, dove solitamente la gestione degli invenduti è minima!).

Evitare un tal genere di rischio non è comunque stato facile, specialmente in un settore che negli ultimi tempi ha visto un allargamento della forbice della tipologia standard di clientela all'interno dell'usuale bacino d'utenza; è poco frequente che oggi l'acquirente appartenga alla cosiddetta fascia media, passando da una richiesta al limite del brocantaggio (come lo ha definito la stessa intervistata) direttamente a manufatti d'alto livello o ai grandi nomi dell'arte contemporanea. Anche in quest'area di vendita il cosiddetto ceto medio fatica a far sentire la propria voce, timoroso più d' altri di investire il proprio denaro; tale fenomeno in continuo incremento ha spinto così diverse realtà (in Italia come all'estero: vorrei precisare che Pandolfini riflette su scala minore la situazione ormai comune a tutte le case d'asta, anche quelle universalmente note come Sotheby's o Christies) all'apertura verso il mercato straniero, principalmente attraverso un mezzo, il web: da qualche tempo infatti il sito internet di Pandolfini è stato potenziato, fornendo la disponibilità del proprio catalogo anche on-line: una decisione congeniale ai diversi motori di ricerca, che consente sia al potenziale compratore che all'eventuale venditore di potersi avvalere in maniera immediata, e soprattutto anche a distanza, della consulenza e dei servizi offerti dallo staff di esperti a sua disposizione.

Le barriere son state quindi totalmente abbattute, e nemmeno un certo senso del pudore nei confronti di un'ambiente da sempre considerato appannaggio di una èlite colta e alto-borghese funge da deterrente: sempre più spesso infatti accade che i privati venditori richiedano perizie su oggetti di dubbio valore storico-artistico inviando attraverso il web la relativa documentazione fotografica, talvolta nemmeno lasciando il proprio nominativo, abbagliati probabilmente anche da un certo filone televisivo di grande successo -soprattutto in Inghilterra e Stati Uniti-, quello dei cosiddetti svuotacantine (vedi per esempio il divertentissimo The Antiques Road Show). Fortunatamente comunque esiste ancora un baluardo di grandi collezionisti, i quali periodicamente decidono di mettere in vendita parte delle loro proprietà. "L'aspetto forse più difficile della nostra attività" ammette la Dottoressa Montigiani "è quello di consapevolizzare il venditore rispetto all'effettivo valore dell'oggetto che intende porre in vendita attraverso un'asta pubblica": il mercato è infatti volubile, e facilmente può accadere che un'opera acquistata in passato a prezzo decisamente elevato o ricevuta in eredità, abbia ad oggi subito una svalutazione in base alle leggi del gusto, che da sempre regolano l'universo della compravendita di oggetti artistici; è il caso questo, ad esempio, del settore del mobile antico, in special modo italiano: la sua ingombrante maestosità si scontra visibilmente con le esigenze dettate dai nuovi stili di vita, più propensi ad ambienti ariosi, luminosi e corredati da un genere di mobilio versatile, pulito e funzionale. Di contro invece, scopriamo che tra i settori

che hanno regalato maggiori soddisfazioni durante le più recenti sessioni di vendita vi sono quello dei Gioielli/Orologi, degli Argenti, dell'Arte Contemporanea, del Design e soprattutto dell'Arte Orientale, in particolar modo cinese.

Per quanto riguarda quest'ultima l'aspetto più singolare consiste nel fatto che le maggiori richieste provengono proprio da clientela cinese (ossia l' unica oggi assieme ad emiri sauditi e magnati russi in grado di poter investire effettivamente enormi capitali in opere d'arte); essa, a dispetto della cosiddetta globalizzazione, tende infatti a ricercare le radici della propria cultura, baipassando talvolta preziosi manufatti tipici dell'arte occidentale, fino a poco tempo fa oggetto indiscusso di desiderio per qualsiasi tipologia di acquirente; sarà molto difficile quindi trovare un cinese (…e tantomeno un arabo!) in gara per l'assegnazione di un lotto raffigurante una Crocifissione di Scuola Toscana del Trecento. Differente invece è il discorso sull'Arte Contemporanea che, proprio per effetto della globalizzazione – soprattutto finanziaria -, ha avuto in questi ultimi anni un vero e proprio exploit, assecondato per lo più da una certa tendenza a considerare l'opera d'arte in modo esattamente equivalente a un titolo azionario: il suo valore, facilmente manipolabile in quanto "prodotto" della contemporaneità, del presente non ancora storicizzato, può aumentare esponenzialmente o diminuire a seconda di complesse logiche di mercato tutt'altro che trasparenti, a scapito dell'effettiva qualità dell'opera.

È opportuno sottolineare che, nonostante le ultime tendenze, da parte di Pandolfini rimane sempre e comunque la volontà di valorizzare l'arte del nostro territorio, non tralasciando alcuni dipartimenti storicamente imprescindibili come quello dei Dipinti e Sculture Antiche, dei Dipinti e Sculture del XIX e XX secolo, e degli Arredi Antichi. Da qualche tempo tuttavia è stato aperto un nuovo dipartimento che si occupa della valutazione e vendita dei Disegni e delle Stampe, oltre ai più singolari dedicati ai Vini da Collezione e ai reperti di Archeologia Classica ed Egizia. L'apertura di un ufficio in via Manzoni a Milano, inaugurato nel gennaio 2011, ha aperto nuove e più ampie prospettive al gruppo, facilitando così i rapporti e fornendo un migliore servizio alla clientela del Nord Italia, senza comunque prescindere dalla dichiarata vocazione internazionale.