La predica di Giovanni Battista, Budapest, Szépművészeti MúzLa predica di Giovanni Battista, Museo di Budapest

di Sergio Pesce

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Dall’elenco di un mercante fiammingo sul quale erano annoverati i valori dati in pegno troviamo ben sedici dipinti di Pieter Bruegel. Questa informazione ci dice che l’artista fu molto conosciuto all’interno della sua patria (le Fiandre) e che le sue opere godevano di un valore monetario di un certo peso. Nonostante questi dati dobbiamo comunque sottolineare come la sua fama non risuonò nel resto d’Europa come nel caso di Michelangelo o di Tiziano Vecellio.

Quando nell’agosto del 1567 il Duca d’Alba e il suo esercito entrarono a Bruxelles con il compito di convertire i protestanti al credo romano, Bruegel si trovava in città. Il regime instaurato caratterizzato da estrema durezza portò a insurrezioni che ottennero, alla fine di una guerra lunga ottant’anni, il Belgio cattolico a sud e i Paesi Bassi protestanti a nord.
Nel 1566 i protestanti olandesi che ritenevano culto idolatrico la venerazione delle immagini sacre, distrussero le decorazioni e gli ornamenti iconografici delle chiese cattoliche.

Bruegel visse evidentemente molto da vicino il clima politico religioso che si stava affermando. Nell’anno del sacco protestante Bruegel dipinse La predica del Battista ove vediamo Giovanni mentre parla nel bosco. Il paesaggio e gli abiti delle figure rimandano al presente fiammingo dell’autore. Il tema religioso venne permeato di attualità politica. I non cattolici a quel tempo erano obbligati a partecipare a raduni religiosi segreti. Questa pratica era propria della setta degli anabattisti che si rifaceva al Battista. Allo stesso modo di Giovanni che battezzò Gesù da adulto anch’essi praticavano il battesimo degli adulti riunendosi all’aperto. Nonostante non esista alcuna prova scritta che stabilisca da quale parte stesse il pittore, possiamo convenire che in quest’opera Bruegel intende conferire dignità artistica ai raduni segreti di matrice religiosa.

La gazza sulla forca, Darmstadt, Hessiches LandesmuseumLa gazza sulla forca, Darmstadt, Hessiches
Landesmuseum

 

Tuttavia ci è noto come il cardinale Granvelle, uno dei consiglieri di Filippo II (colui che diede incarico al duca d’Alba), abbia acquistato opere del pittore. Sulla biografia artistica redatta da Carel van Mander nel 1604 leggiamo di come Pieter avesse ordinato alla consorte di bruciare determinati disegni, poiché le note a margine “erano decisamente mordaci e derisorie (…)”. Tale decisione sarebbe dipesa secondo il biografo “o perché si pentiva di averli realizzati o perché temeva che da questi avrebbero potuto scaturire situazioni spiacevoli per la moglie.” (Carel van Mander, Das Leben der niederlӓndischen und deutschen Maler, 1604).

Nel testamento il pittore lascia alla consorte il suo ultimo dipinto, La gazza sulla forca. Il dipinto è ricco di richiami critici nei confronti del terrore vissuto, velati da una sensazione di pace e armonia. La gazza, simbolo delle comari viene posta sopra la forca e quindi consacrata alla morte. Sembra consono pensare che i pettegolezzi lo avessero fortemente danneggiato. Ricordo a questo proposito come le indagini condotte dal duca d’Alba si basassero appunto sulle denunce segrete. L’unico elemento di disturbo con il paesaggio è proprio questo strumento di morte posto al centro del dipinto. La fine attraverso essa era considerata un disonore e per questo motivo fu utilizzata per punire i predicatori protestanti. A sinistra in basso vediamo un uomo con un atteggiamento sbeffeggiante nei confronti del patibolo e quindi anche delle autorità. Più inseriti nello spazio troviamo altri personaggi intenti a ballare. Questo

Censimento a Betlemme, Bruxelles, Musée Royaux dex Beaux Arts dCensimento a Betlemme, Bruxelles,
Musée Royaux dex Beaux Arts

sottolineava il non vedere o non temere il pericolo.

Nonostante le lotte religiose che coinvolsero e influenzarono la sua pittura, soprattutto nei suoi ultimi anni di vita, Pieter Bruegel lo ricordiamo per la sensibilità pittorica nella rappresentazione della realtà. Qualità che ebbe modo di sviluppare anche grazie al suo viaggio in Italia dove rimase felicemente sorpreso dai paesaggi come dimostra il suo iniziale stanziamento sul Lago Maggiore per poi proseguire verso Roma e Napoli. Nel suo viaggio di ritorno sembra che egli si sia fermato anche ad Innsbruck. Alcuni suoi dipinti sono citazioni di questi luoghi.

Questa sua predilezione al realismo divenne una costante. Si pensi al Censimento a Betlemme ove l’episodio biblico viene a perdersi nel contesto pittorico che l’artista organizza come sfondo. Maria sull’asino e Giuseppe non si differenziano dalle altre figure. Il paesaggio fiammingo è ricco di personaggi, figlio di una rappresentazione della vita all’aperto che corrispondeva alla realtà quotidiana. In casa certo faceva più caldo ma è altrettanto vero che vi era meno luce. Notiamo i bambini giocare nel ghiaccio, mentre in primo piano vengono macellati i maiali, come avveniva a fine anno. Sull’edificio a sinistra compare una corona che la identifica come una locanda che in questo caso è anche il luogo ove si effettua il censimento.

In Bruegel non mancano opere che vogliano consegnare allo spettatore un significato morale della vita come avviene in Paesaggio invernale con pattinatori e trappola per uccelli (fig.4). Mentre gli uomini si divertono sul ghiaccio, la vita degli uccelli è messa in pericolo da una porta trasformata in trappola dipinta a destra. In primo piano sull’arbusto ci sono due volatili ritratti con le stesse

Paesaggio invernale con pattinatori e trappola per uccelli, BruxPaesaggio invernale con pattinatori e trappola
per uccelli, Museo Bruxelles

dimensioni degli uomini che pattinano. Il dipinto ammonirebbe animali e uomini a essere accorti. Questo parallelismo sulla dimensione mediata dal pittore attraverso la sequenza dei piani spaziali indica una lezione comune. Perché se ai primi è stata fornita una trappola camuffata, anche i secondi rischiano nel loro agire stando sul ghiaccio.

Non a caso dopo questi suoi lavori gli si attribuì l’appellativo di Bruegel dei Contadini, ma anche Bruegel dei Paesaggi. Quello che ammiriamo in questo pittore fiammingo è la sua peculiare raffigurazione della lontananza, quindi della profondità dello spazio. Il metodo migliore e più agevole, per seguire questa visione è certamente quella dello scorcio prospettico ove vi siano degli edifici che sottolineano la convergenza di linee rette. In Bruegel, come abbiamo visto, il protagonismo della campagna, e quindi l’assenza quasi totale di edifici porta l’artista ad ottenere la profondità con il colore. Al primo piano inserisce tinte scure, nel piano intermedio usa spesso il verde e nello sfondo usa il celeste. Potremmo sintetizzare dicendo che i soggetti più prossimi allo spettatore vengono individuati da colori caldi, al secondo piano mescola tinte fredde con quelle calde (blu e giallo), ottenendo sfumature di verde, mentre lo sfondo indice di vaghezza perché più distante da noi che osserviamo viene dipinto con colori freddi.