La caraffa gialla, 1966La caraffa gialla, 1966

Piccaia a Varese – "Sono il più grande bugiardo del mondo", così si presenta Matteo Piccaia. Affascinante seguirlo mentre descrive la sua arte, mentre motiva quest'omaggio della città alla sua arte. Un'antologica, che a partire dai lavori degli anni '50 arriva a quelli più recenti, tranne gli ultimi lavori, "perchè i segreti non si dicono", afferma l'artista. In un silenzioso, sontuoso, religioso, luogo, come lo definisce l'artista, si susseguono una serie di quadri, eseguiti ad olio, accanto ad alcuni disegni che raccontano un mondo a metà tra realtà e fantasia. Perchè è lì che si inserisce l'operato di Piccaia, tra soggetti concreti e cromie fantasiose. 

Alla base di ogni cosa
– "L'occhio deve ritornare ad imporsi sulla volontà della mente", è una delle massime scritte dall'artista. Nella pittura come nella poesia, le due forme espressive fatte proprie da Matteo Piccaia, il pilastro portante è la grammatica. Questa è, nel caso dell'arte pittorica, la natura stessa. L'occhio, unico e vero osservatore guarda intorno a sè, conosce, impara, memorizza. "Come sono pericolosissime le parole – afferma il maestro – così lo è anche l'occhio, che facilmente viene ingannato. Mi capita spesso di trovarmi di fronte ad una nube o un qualsiasi altro momento della natura, la osservo; questa cambia velocemente. Il ritratto dal vero è una prima fase, la grammatica di fondo, a cui si deve poi mettere del proprio, se si vuole essere un poeta", racconta Piccaia.

Natura morta, 1952Natura morta, 1952

L'arrivo, la sintesi – Una vita a contatto con gli ambienti artistici d'avanguardia, fin da giovanissimo, quando abbandona l'Italia e trascorre più di vent'anni all'estero, tra Francia e Svizzera, frequentando diverse scuole d'arte. Gli anni che seguono la guerra lo vedono a Parigi, vibrante città del momento. Fonte di ispirazione, giochi che ammaliano un giovane artista, ma che, dalle riflessioni del medesimo uomo oggi, non hanno vincolato la sua forma espressiva, plasmata indubbiamente. "Non è un copiare, ma fare una sintesi – afferma in riferimento ai colleghi artisti – solo arrivando a questa puoi dire di aver capito, compreso fino in fondo quello che c'era da cogliere. Se copi quello che altri hanno fatto cinquanta, cent'anni prima di te, copi pregi e difetti, errori compresi", sottolinea il maestro. Un pò come succedeva a scuola. Della giovinezza infatti, l'artista ricorda gli anni delle scuole medie, quando già le sue doti artistiche spiccavano sugli altri giovani. "Tra questi c'era anche Pasolini, che come gli altri si metteva in coda per avere il disegno fatto…se sbagliavo io, sbagliavano tutti".

Per Matteo Piccaia – La mostra, che inaugura sabato 21 marzo, è organizzata dalla rivista mensile Varese Mese, che con questo evento celebra il venticinquesimo anno dalla fondazione. Tre i curatori Manuela Boscolo, Fabrizio Rovesti e Luciana Schiroli. Matteo Piccaia è ospite, giovedì 26 marzo, ore 17.30, del Salotto di Mauro Della Porta Raffo.

'Matteo Piccaia. 33 opere'
dal 21 marzo al 16 aprile 2009
inaugurazione 21 marzo ore 17.30
Sala Veratti
Via Veratti, 20 Varese
orario: da martedì a domenica 10.00-12.30/15.30-19.00
(possono variare, verificare sempre via telefono)
ingresso libero
tel. 347 3004187 – 3357407666
Caffè Zamberletti
Corso Matteotti, Varese