Milano – Il grande ledwall al piano terra di Palazzo Citterio a Milano, fulcro della Grande Brera, accoglie Parallax, un’opera video generativa dell’artista concettuale irlandese Kevin Abosch (1969), tra i pionieri nell’uso dell’intelligenza artificiale in ambito creativo, che si sviluppa come una meditazione visiva sul rapporto tra percezione, tecnologia e identità.
Parallax, realizzato da Kevin Abosch Studio in collaborazione con il Museo nazionale dell’Arte digitale, a cura di Clelia Patella, trae naturale ispirazione della presenza dell’Osservatorio astronomico di Brera, simbolo, non solo milanese, dell’esplorazione scientifica e del cosmo, sito nello stesso complesso che comprende la Pinacoteca, l’Accademia, la Biblioteca Braidense e l’orto botanico.
L’opera – ha sottolineato Kevin Abosch -prosegue la mia ricerca sulla visione tecnologica e sulle sottili tensioni che emergono quando intelligenze umane e artificiali condividono un medesimo orizzonte percettivo. Parallax non cerca una risoluzione, ma apre uno spazio di ambiguità, invitando lo spettatore a sostare nell’incertezza”.
Non è un caso che Abosch abbia scelto di collocare la sua opera a breve distanza dall’Osservatorio di Brera: la posizione dialoga idealmente con il senso profondo del lavoro, che propone una cosmologia digitale inedita. Non si tratta più di aprire una finestra sull’universo, ma di immergersi in un paesaggio mentale in continuo mutamento. In tre minuti di lenta, ipnotica rotazione, prendono forma strutture fluttuanti a metà tra tecnologia e natura, come visioni di un’archeologia a venire.
Elementi solo in apparenza familiari – simili a resti di missioni spaziali, strumenti dimenticati o frammenti corporei – restano ambigui, resistendo alla decodifica. L’opera richiede così un coinvolgimento attivo da parte dello spettatore, che è chiamato a completare il senso con un proprio gesto immaginativo.
Il titolo, Parallax, fa riferimento alla parallasse: quel fenomeno per cui un oggetto sembra cambiare posizione a seconda del punto d’osservazione. In astronomia, è proprio grazie a questo principio che si sono potute misurare le distanze stellari osservando dallo stesso punto della Terra in due momenti diversi dell’anno.
In questo lavoro, però, la parallasse si trasforma in metafora: non è solo l’immagine a mutare con lo sguardo, ma l’interpretazione stessa della realtà. Lo scarto percettivo diventa uno strumento poetico.
«Quello che colpisce di Parallax – osserva la curatrice– è la capacità di Abosch di dare forma a una tensione invisibile tra memoria e futuro. Di fronte a questi frammenti in rotazione, ci si interroga: stiamo osservando i resti di un domani già vissuto o le tracce immaginarie di un passato che non è mai stato? È in questa vertigine temporale che l’opera raggiunge la sua forza: trasformare chi guarda in co-autore del significato».
Parallax è il terzo appuntamento del ciclo di proiezioni artistiche sul ledwall di Palazzo Citterio, ideato in collaborazione con il Museo Nazionale dell’Arte Digitale.
L’esposizione potrà essere visitata sino al 14 settembre nei seguenti orari: da giovedì a domenica 14 -19.
Kevin Abosch (1969) è un artista concettuale irlandese che lavora con media tradizionali e generativi, in particolare con la fotografia e il machine learning (AI).
La sua opera mette in discussione le nozioni convenzionali di identità e valore, ponendo interrogativi ontologici e rispondendo a dilemmi di natura sociologica.
Nel 2024, Abosch ha diretto “AM I?”, il primo lungometraggio al mondo interamente generato tramite intelligenza artificiale.
Il suo lavoro è stato esposto in istituzioni civiche e culturali di tutto il mondo, tra cui l’Hermitage Museum (San Pietroburgo), il National Museum of China, il Redbrick Museum (Pechino), la National Gallery of Ireland, il Jeu de Paume (Parigi), l’Irish Museum of Modern Art, il Museo di Arte Moderna di Bogotá e lo ZKM (Zentrum für Kunst und Medien).