Milano – La Gallery I della Sala del Collezionista e il Chiostro della Magnolia si preparano a ospitare, dall’8 novembre la nuova personale di Omar Hassan intitolata “Il mondo è N(v)ostro”, mostra organizzata e promossa da Fondazione Stelline.

In mostra saranno esposte sette installazioni, composte da una ventina di opere, tra cui la Mappa di Berlino e la Mappa di Milano, creata ad hoc per l’occasione e realizzata con 8928 tappi di bombolette spray dipinti a uno a uno con le dita, “per dare importanza al singolo, perché ognuno di noi è fondamentale per creare un insieme armonioso e sereno”. La bomboletta è lo strumento primario della prima fase del percorso artistico di Hassan e lo spruzzo spray è il primo vero respiro della bomboletta, che ingloba il significato dell’intera cultura Street Art. Ma Hassan va oltre e utilizza la vernice spray sia come materiale sia come oggetto scultoreo e il tappo ne diventa il simbolo.

Il percorso prosegue con una grande installazione della nuova serie Lights. Opere organiche, dove i punti luminosi sono sovrapposti all’impronta di un pugno. Dipinti sopra la tela nera dei Breaking Through, la loro luce emerge dal buio come nella tradizione più classica della pittura, di cui ne riconosciamo la tempesta e la forza espressiva.
Ancora un gesto pittorico di grande vitalità e intensità, caratterizzato da forte gestualità.

Conclude il percorso espositivo  il gesto  che lo ha reso famoso in un tutto il mondo, con una selezione di opere dalla serie Breaking Through Black, che conta 121 grandi dipinti, come il numero di round disputati dall’artista durante la sua breve carriera pugilistica. Sono tutti pezzi unici, realizzati colpendo la tela con i guantoni da boxe impregnati di vernice, come fosse in combattimento, sul ring. La potenza di questo gesto, l’energia vitale che porta dentro e la cultura cui esso appartiene, la stessa cui appartiene anche  Hassan, viene qui amplificata dai suoni del video sulla parete opposta. Ad aprire questa sezione della mostra, la scultura iperrealista Il pugno di Michelangelo, un guantone realizzato in purissimo gesso bianco.

Divenuto famoso per la sua personalissima action painting e per il suo stile inconfondibile, di grande impatto visivo ed emotivo, l’artista vede nel gesto del combattimento una metafora della vita e la trasforma in arte, conquistando collezionisti come De Niro, Spike Lee e Sharon Stone.

Il linguaggio di Hassan è in perfetto equilibrio, o in bilico costante, tra classicità e sperimentazione, tra gesto potente e istintivo e ragione compositiva, in un crossover estetico che accompagna il visitatore nel suo mondo, fatto di apparenti contrasti che si fondono uno nell’altro, dall’unione di più gesti e dall’inclusione di più culture. Il suo percorso artistico ritrova nell’idea di tracciare il tempo attraverso il gesto un filo comune tra tutte le opere esposte.

Nel Chiostro della Magnolia, sarà protagonista l’installazione Under the Chimneys – composta da comignoli di diverse misure, tra cui uno alto tre metri – dove, giocando ancora sull’inversione di significato, diventano il nostro sfiato al cielo per tornare a terra. Essi non emettono fumi inquinanti, ma profumi, aromi, sentimenti e affetti familiari.

Il percorso espositivo include anche l’arazzo Più di Uno, creato in special edition per Driade, che verrà esposto nel bookshop.

Durante questa personale sarà pubblicato un catalogo (edito da Fondazione Alberto Peruzzo), con testo di Giorgio Verzotti e le opere in mostra.

Solida formazione classica all’Accademia di Brera, dove si diploma al corso di Pittura tenuto da Alberto Garutti, Hassan da sempre sperimenta tra pittura e scultura, in un dialogo spontaneo. Nel progetto espositivo pensato per gli spazi della Fondazione Stelline, Omar Hassan va oltre l’etichetta di “pugile artista” che lo ha reso famoso, per svelare nuovi aspetti della sua arte, specchio ed espressione di differenti stati d’animo, esplosione di energia e nel contempo intima introspezione.

Il tempo e l’ossessione per il suo scorrere sottendono la sua ricerca artistica. Ma non è solo il ricordo dell’esperienza sportiva, dove un tempo stabilito scandisce sul ring i round di gioco: è anche il tempo del suo vivere, quello che ogni giorno gli impone cinque iniezioni di insulina. «Ho scelto di fare cose che mi facciano vivere per sempre», scrive nel suo primo libro Per le strade (edito da Baldini + Castoldi nel 2021 con la prefazione di Marco D’Amore e Mondo Marcio).
La mostra proseguirà sino l’ 8 gennaio 2023 e sarà aperta al pubblico: da martedì a domenica dalle 10 ale 20.

Note biografiche
Omar Hassan, nasce a Milano, dove vive e lavora, da madre italiana e padre egiziano. Cresce in mezzo a due differenti culture e questo fa nascere in lui una profonda curiosità verso il nuovo, il diverso e il mondo esterno. Ossessionato e incantato dai gesti pittorici di sintesi dei grandi maestri come Fontana, Pollock e Manzoni, anche lui pone alla base della sua sperimentazione semplici gesti contemporanei in grado di racchiudere e raccontare un’intera filosofia, un’intera cultura o un nuovo concetto. Nel 2011 partecipa al Padiglione Italiano della 54 edizione della Biennale di Venezia. Nel 2016 il Corriere della Sera gli dedica la copertina de La Lettura n. 256. Nel 2017 realizza una mostra istituzionale alla Chiesetta della Misericordia di Venezia, durante la Biennale d’Arte di Venezia. Tra le ultime mostre in spazi pubblici ricordiamo L’essenziale è Invisibile agli Occhi alla Villa Reale di Monza nel 2018, Sottosopra al PAN Palazzo delle Arti di Napoli nel 2020. Nel 2021 realizza l’opera La prima illuminazione elettrica nel Comune di Milano 1877 per la rassegna “Muri d’Artista. Street art e rigenerazione urbana” alla Cittadella degli Archivi di Milano. Fermamente convinto che l’arte sia un bene comune e abbia un positivo valore sociale, nel 2019 partecipa al progetto Dynamo Art Factory con la performance Noi…Qui., dove ha fatto realizzare ai bambini e adolescenti affetti da malattie croniche una grande tela collettiva. Come nei lavori di intervento urbano realizzati da Omar Hassan, anche in questa tela, ogni persona che ne prende parte deve trovare il proprio spazio tra la folla e fare sentire il proprio “colore”.