Antonio BattagliaAntonio Battaglia

In Via Ciovasso, nel cuore di Brera, il transito motorizzato è concesso solo ai residenti. E pur essendo a quattro passi dal centro, si può udire l'eco dei passi di chi la percorre.

Compiendo un salto temporale a ritroso, si arriva ad immaginare lo sfrigolio delle ruote delle carrozze sui lastroni di pietra che percorrono la via per il lungo.
A metà di Via Ciovasso, su una targhetta accanto ad un citofono si legge: Galleria Antonio Battaglia.

Anche il rumore dello scatto del cancello che immette nel cortiletto interno, pare rispettare la quiete di quel luogo.

Pochi passi e Antonio Battaglia ci accoglie, sulla soglia della sua galleria, con un sorriso cordiale.
Ricambiando la cordialità, Arte Varese porge gli auguri per i dieci anni di attività dello spazio espositivo.
Dopo averci fatti accomodare nel privè della Galleria, Antonio Battaglia si mette a nostra disposizione, invitandoci subito a passare dal "lei" al "tu".

La prima domanda è di pura curiosità:
"Come mai hai atteso la fine del 2012 per festeggiare i dieci anni con una collettiva dei tuoi artisti?"
"Attendere la fine dell'anno mi dava il senso di un percorso compiuto. Dopo la "festa di compleanno" trascorsa con una collettiva degli artisti che in questi anni hanno esposto in galleria, ritornerò "nei ranghi", chiudendo con una doppia personale di Armando Marrocco e Vincenza Giacobbe".

Battaglia non è certo un cognome lombardo e, allo stesso tempo, non lascia dubbi sulle intenzioni di chi lo possiede.
"Sono nato a Milano, comunque il mio cognome è di origine siciliana e calabrese, ma anche modenese. Anche in quella zona d'Italia ci sono dei Battaglia – afferma sorridendo – e poi, di questi tempi, che un gallerista debba battagliare suona, in fondo, come una necessità naturale".

Come hai maturato l'idea di diventare gallerista?

La Galleria di Antonio BattagliaLa Galleria di Antonio Battaglia

"Vivendo in una famiglia di artisti, sin da ragazzino ho frequentato il mondo dell'arte e ne sono subito rimasto affascinato. All'inizio, dipingevo e il mio percorso di formazione parte dal Liceo Artistico e prosegue all'Accademia di Belle Arti, sino a lasciare definitivamente colori e pennelli per dedicarmi agli altri artisti".

Questa galleria compie dieci anni, ma il tuo percorso di gallerista inizia alcuni anni prima.
"Esatto, il mio primo spazio era in via San Carpoforo, sempre in zona Brera. Questa zona mi ha sempre affascinato anche perché storicamente qui si sono incontrati artisti storici, quindi mi sono spostato di poco, ingrandendo gli spazi. Qui la Galleria ha assunto una nuova fisicità che permette a un artista di esprimersi con un numero maggiore di opere".

Tu hai dato alla galleria una caratteristica precisa: ti muovi su due fronti, con autori giovani, rischiando come facevano i galleristi storici e con artisti affermati proponendo, opere "collaudate".
"Affermati ma non di moda e ancora con un mercato da sviluppare. Cerco sempre di aver presente la qualità dei lavori; poi fra gli artisti affermati sono orgoglioso di aver proposto una mostra con opere storiche di Remo Bianco".

Rischiare su giovani artisti non ti fa sentire un po' demodé; in fondo, era quello che facevano i grandi galleristi milanesi e non solo, agli inizi degli anni '50.
"Mi sento un po' demodé – dichiara sorridendo – Mi piace avventurarmi in ricerche che a volte vanno al di là delle logiche di mercato; mi muove il desiderio di intraprendere un'avventura con gli artisti".

Un altro azzardo, visti i tempi, è quello intrapreso al fianco della Giampaolo Prearo Editore, per la pubblicazione di cataloghi d'arte.

"Sì, anche in questa esperienza ci metto passione. Prearo è un editore storico e io tendo a legarmi a persone che hanno nel loro vissuto decenni di esperienza nel mondo dell'editoria e dell'arte".

Un nome giovane sul quale scommettere per il futuro?
"In questi ultimi tempi ho fatto delle riscoperte come nel caso di Armando Marrocco, Domenico David, Nicola

Galleria Battaglia a MilanoGalleria Battaglia a Milano

Salvatore. Una delle ultime artiste che ho seguito è stata Agnese Guido che fa una pittura con una bella tavolozza di colori, con riferimenti giocosi fra il reale e l'astratto".

A tuo avviso, chi fra gli artisti di un certo nome non ha ancora ricevuto il riconoscimento che realmente merita?
"Il primo fra tutti secondo me è Armando Marrocco, un artista che ha attraversato i momenti cruciali della storia dell'arte, a partire dalla fine degli anni '50. Ha sempre lavorato in estrema libertà senza mai legarsi a gruppi o correnti. Questo gli ha permesso di sperimentare senza obblighi nei confronti di chicchessia. Il tutto un po' a discapito del mercato".

Come riassumeresti il percorso di questi dieci anni?
"Ho iniziato con Filippo Sciascia del quale si può dire che è ancora un artista giovane, poi è stata la volta di Alfredo Cannata, Elisabetta Vignato, Marco Fantini, giovani che oggi possono vantare una ricerca degna di questo nome. Per il futuro…beh… il momento è delicato, impone riflessione, ritengo importante fermarsi e pensare, è come se cominciassi da capo. Sono passati dieci anni, è finito un capitolo e se ne apre un altro. Non ti nascondo che guardo anche al mercato perché ritengo sia fisiologico dare alla galleria anche una solidità economica, anche per poterla offrire agli artisti che intendo sostenere, senza mai trascurare gli aspetti culturali e la qualità delle opere".

Dopo avere osservato alcune opere collocate sulle pareti e altre ancora da sballare, lasciamo Antonio Battaglia al suo lavoro di allestimento; fra qualche ora inizierà la festa di compleanno, non possiamo che rinnovare i nostri auguri e ritornare in Via Ciovasso dove, poco prima di inoltrarci nel traffico cittadino, potremo sentire, per un breve tragitto, l'eco dei nostri passi.

Collettiva di artisti della Galleria
Galleria Antonio Battaglia
Milano, Via Ciovasso 5
Orari: dalle 10.30 alle 14.00 e dalle 15.30 alle 19.30