Roy Doliner ospite del MAGaRoy Doliner ospite del MAGa

Gli ingredienti del best seller ci sono proprio tutti: sesso, droga, qualche zuffa e qualche provocazione studiate sul tavolo del gallerista. Certo mancava la cabbalà e quel non so che di esoterico e di misterico che fa tanto "Voyager" di Roberto Giacobbo. La "mostra glamour" ha il suo "ospite glamour", un nome e, per certi versi, una garanzia: è Roy Doliner il primo interlocutore degli incontri di approfondimento proposti dal MAGa di Gallarate. Doliner, saltato sul davanzale della cronaca e della prima serata di Corrado Augias con il suo: "The Sistine Secrets: Michelangelo's Forbidden Messages at the Heart of the Vatican", già annuncia il suo ancor più recente: "Caravaggio. Una luce nelle tenebre" e passa con disinvoltura a trattare anche di Modigliani. Insomma, i grandi del firmamento della pittura mondiale ci sono tutti. Manca solo lui: Leonardo da Vinci, già appaltato da Dan Brown, nei confronti del quale, il volume di Doliner sembra presentarsi come pendant, come "Codice Michelangelo".

Più che una dissertazione sulla cabbalà – tema, va detto, dei più ostici e dei più bisognosi di approfondimenti acuti, critici e competenti – quella di Doliner è stata una sorta di carrellata di aneddoti (molti arcinoti, altri privi di riscontri documentari), di letture formali e di interpretazioni iconologiche sui principali dipinti di Modigliani. Giacchè, proprio l'iconologia sembra essere uno dei suoi cavalli di battaglia, come già aveva scritto Marco Bussagli: "É vero che le case editrici devono e vogliono proporre una vasta gamma di offerte editoriali, ma personalmente non capisco come un editore importante come Rizzoli possa accogliere nelle proprie fila opere tanto diverse per qualità ed importanza come "I volti segreti di Giotto" di Giuliano Pisani e "I segreti

A. Modigliani, Nudo distesoA. Modigliani, Nudo disteso

della Sistina" di Roy Doliner e Benjamin Blech. Tanto il primo libro è uno studio serio ed innovativo, così il secondo è pretestuoso e forzato".

Meglio la più complessa, anche se non priva di aspetti problematici e discutibili, dissertazione di Davide Brullo su "Modigliani l'ebreo" nel catalogo della mostra gallaratese.

Il mito, il mistero e i suoi simili – "Michelangelo – chiosa invece Doliner – così come Modigliani, amava i giochi di parole, i calambours inseriti nei propri dipinti, i messaggi cifrati. E Caravaggio è una sorta di Modigliani ante litteram e come lui un artista "di tendenza". E come dargli torto? Come non avvertire che quella dedicata al grande maestro di Livorno si sta configurando sempre di più come una mostra spettacolare che impone, per ottenere qualche successo di pubblico in più, il nome più famoso possibile, il tema più pruriginoso, il volto già televisivo?