Bruno MancaBruno Manca

Il pittore Bruno Manca sarà ospite al Lyons Club di Gallarate lunedì 9 febbraio, alle ore 20.00, per presentare la sua ricerca artistica. Per l'occasione, l'artista si è prestato per un'intervista, in cui mette in luce gli sviluppi del suo percorso, gli studi compiuti, le tematiche affrontate dagli anni Settanta a oggi.

Potrebbe illustrarci il percorso da lei compiuto finora e le tematiche affrontate nelle diverse fasi della sua ricerca?
"La mia attività artistica si è rivolta inizialmente alla pittura figurativa, prevalentemente paesaggistica; presto, però, ho capito che questo modo di lavorare, che definirei ‘lombardo', a lungo andare, mi avrebbe portato al manierismo. Così ho deciso di dare una svolta al mio lavoro: parlando con alcuni amici abbiamo creato un gruppo per svolgere incontri improntati sullo studio di argomenti antichissimi, con lo scopo di provare a dar loro nuove forme, nuove interpretazioni . In questo gruppo c'erano, oltre a me e ad uno scultore, anche dottori, avvocati, poeti e persino operai. Come si sa, i gruppi si rinnovano in continuazione: io e Filippo Stefani, lo scultore, abbiamo sviluppato un tipo di arte che chiamammo ‘ieratica', che analizzava cioè una sorta di religione universale, che comprendesse tutte le culture e i credi del mondo. Da quel momento, ho cominciato a soffermarmi sulla definizione e la collocazione dell'uomo nell'universo e a svolgere studi sul rapporto tra micro e macrocosmo. Dagli anni Novanta ho cominciato a fare dei lavori che poi, nel '92, ho esposto in una mostra itinerante promossa dalla provincia di Varese. Dopo questa mostra, ho iniziato a prendere in esame il concetto di uomo, un uomo che è inserito nell'universo, senza essere secondo a nessuno: l'uomo fa parte dell'universo come, a loro volta, le caratteristiche presenti nel suo dna sono contenute all'interno dell'uomo. A questo punto la mia riflessione si è concentrata sulla storia dell' uomo, un uomo che si è manifestato, dopo aver avuto il dono del Verbo, come dice la Bibbia, per la prima volta, con incisioni e disegni. Successivamente ho studiato i geroglifici, prendendo in esame gli Egizi, il primo popolo che ha dato una cultura al mondo; poi ho analizzato gli strumenti utilizzati dall'uomo nella storia: prima la pietra dura, poi il ferro e via dicendo. E arriviamo così agli ultimi lavori, in cui sviluppo dei ‘muri', intesi come materia primordiale che si squarcia e che mostra al suo interno quello che c'è stato prima".

Un'opera dell'artistaUn'opera dell'artista

Il suo, dunque, è uno studio gnoseologico, rivolto alla riscoperta dell'origine?
"Sì, i miei muri sono come dei muri in cui un manifesto viene ricoperto da un altro manifesto e da un altro ancora e poi tutti viene coperto da una mano di malta; col tempo, però, il muro si stacca perché invecchia e mette in evidenza quello che è stato messo la prima volta. È come svelare quello che l'uomo cerca di nascondere, qualcosa che prima o poi riemerge".

Si può parlare di ‘arte dello svelamento', un'arte che scava nella profondità della storia e nell'interiorità dell'uomo, per rivelare qualcosa che altrimenti non si manifesterebbe?
"Esatto. Spesso noi nascondiamo i nostri sentimenti; il sentimento esiste e anche molto profondo, ma pochi hanno il coraggio di dirlo. E come si svelano i sentimenti, così si svelano anche le culture".

Prendendo in esame le sue opere recenti, si nota come la creazione di ogni suo lavoro richieda tempi di produzione molto lunghi, che lasciano intendere quanto per lei sia importante l'elemento ‘tempo'…
"Certo. Adopero questa tecnica materica perché esprime il discorso che io faccio e credo che sia la maniera più giusta per farlo, anche perché quando parlo di simbologia e di incisioni, se non lo faccio sulla materia non vedo altro modo per poterlo fare. La preparazione è lunga perché uso degli impasti particolari, seguendo, solo in parte, la tecnica dell'affresco; bisogna rispettare i tempi per l'asciugatura, i tempi dell'impasto col colore ,i tempi precisi che devono conferire luce, brillantezza e cromia alle opere: ecco perché ci vuole tutto questo tempo, perché la materia richiede il suo tempo. È una materia che è molto leggera, non adopero sabbie, né gessi; col sistema che adopero catalizzo i componenti ad una temperatura molto alta; non utilizzo tele tradizionali, ma supporti in compensato trattato e poi preparo tutto io. I tempi non mi scandalizzano: la prima cosa che faccio è mettere giù l'idea in un disegno preparatorio, poi preparo la tela e faccio l'incisione. Riporto il mio pensiero in modo immediato e solo successivamente procedo con la lavorazione. Ma il discorso è immediato".

Un'altra operaUn'altra opera

La sua ricerca nasce dall'idea, si concretizza nella materia, ma poi da questa si eleva per raggiungere qualcosa di alto, di trascendente?
"Più che altro qualcosa di molto profondo , perché intendo portare l'uomo a spostarsi dalle cose attuali,che ritengo banali, per cercare di indurlo a ragionare sulle sue azioni, esaminandole da diversi punti di vista".

Ritrova all'interno delle sue opere degli elementi ricorrenti, delle coincidenze con risvolti simbolici?
"Sì. Ricorrono nelle mie opere molti simboli e anche affinità cromatiche".

È possibile rintracciare una relazione tra i cambiamenti stilistici ed espressivi del suo approccio artistico e gli sconvolgimenti della società da lei vissuti nel corso della sua vita?
"Credo che i cambiamenti del mio stile siano istintivi; anche attraverso i cambiamenti cromatici esprimo qualcosa di diverso: quando i colori sono brillanti esprimono la forza, la luce; alcune opere invece sono cupe perché sondano elementi".

Come procederà la sua ricerca artistica? Secondo lei subirà una svolta o continuerà a seguire la sua attuale ricerca?
"Non glielo so dire, perché io vado avanti a mano a mano che vengono queste idee; l'unica certezza è che non mi fermo davanti a niente. L'uomo ha dentro si sé le sue paure, i suoi desideri, ha dentro di sé tutto e prima o poi tutto salta fuori: l'uomo è stato creato con tutto ciò che doveva avere, ma si nasconde perché la società vuole questo. Solamente quando si raggiunge la vecchiaia e non si teme più la società, si riesce a cambiare posizione e, con la saggezza, tutto riemerge, come nelle mie opere".