MantovaVarese era presente, e in forze, alla giornata che a visto a Mantova riunirsi i Musei Civici della Lombardia. Queste istituzioni gloriose, cariche di storia, che si ritrovano in tutte le città capoluogo di provincia e non solo, soffrono da anni di una grave crisi d'identità.

I musei civici sono in genere nati come figli del Risorgimento e del suo programma di formazione civile dei cittadini, basata sulla storia e sulla storia naturale. Nati come Museo Patrio, i Musei Civici di Varese risultano esemplari, sotto questo punto di vista, come spesso ha potuto rimarcare Alberto Pedroli, l'attuale direttore, anche alla luce di alcuni qualificati interventi ascoltati a Mantova.

Il congresso, infatti, dove pare ci fosse la sola Varese a rappresentare la provincia, ha ribadito la centralità storica e la funzione culturale insostituibile dei suddetti musei. I quali, tuttavia, non godono di florida salute e sono chiamati a confrontarsi con un'utenza totalmente cambiata, con esigenze e con forme della comunicazione che vedono il vecchio modello per lo meno inadeguato.

I relatori, fra cui esponenti della Regione Lombardia, attiva da anni nell'impostare la strategia generale per la gestione dei musei, hanno ripetuto la necessità del dialogo e della sinergia fra gli enti e i soggetti coinvolti, nella necessità di potenziare e diversificare i servizi offerti al pubblico.
Pedroli ha potuto anche verificare che il modello della fondazione, in anni recenti molto sfruttato, ha probabilmente esaurito la sua carica innovativa e funzionale ai bisogni della cultura.

Oggi, si tratta di battere altre strade, che il raduno di Mantova ha saputo appena accennare. La platea del meraviglioso teatro del Bibiena si è animata nel dibattito che ha alla fine condannato l'occupazione degli spazi pubblici dei Musei Civici da parte delle grandi mostre-evento. Queste ultime non porterebbero un visitatore in più alle collezioni storiche, permanenti, poco attraenti.

Ha tenuto banco, quale esempio recente e impressionante, l'invadenza della mostra su Gauguin e Van Gogh curata da Marco Goldin, rispetto alla struttura ospitante del bresciano Museo di Santa Giulia, pressoché ignorato dalle masse della cultura-consumo. Forse l'alternativa non è così secca tra mostra-evento straripante e musei civici deserti: ci deve essere un compromesso, una concessione alla moda e alla comunicazione odierna che non stravolga il contenuto di memoria e di valori affidato storicamente ai musei civici.

Varese, ad esempio, si sta interrogando sulla possibilità di riproporre le collezioni legate al Risorgimento e alla Resistenza, già nuclei forti dei Musei Civici, smantellate da anni e candidate a costituire, insieme ad altri materiali, un Museo della Città o del Territorio, realtà stimolanti da tempo sperimentate all'estero e anche – si veda il caso di Bergamo – in terra lombarda.

La giornata di Mantova è stata promossa dall'Associazione Musei per la Storia in Lombardia, preoccupata per la crisi dei musei civici tradizionali e non certo tenera con i fenomeni contemporanei della cultura di massa. Ma se il monopolio e il vampirismo di quest'ultima va contrastato, anche il museo civico è chiamato a rinnovarsi, perché non diventi museo di un museo, cultura morta.

Mansueto