Il Mobile Film Festival è giunto alla sua 13esima edizione, guidato dalla forza del suo slogan: ‘1 Cellulare – 1 Minuto – 1 Film’.

Nato a Parigi, grazie al web ha superato ogni confine e quest’anno la qualificata giuria – presieduta dal regista, attore, fumettista e sceneggiatore Patrice Leconte – ha visionato ben 1055 video, provenienti da 88 paesi. 120 venivano dall’Italia e Matteo Tibiletti, di Besozzo, è stato scelto tra i 50 finalisti, insieme con altri 4 autori italiani.

Fino a 27 febbraio i 50 i film della selezione ufficiale del Mobile Film Festival potranno essere visionati e votati collegandosi alle piattaforme  www.mobilefilmfestival.it o mymovies.it, che quest’anno si è associata al festival.

Il gran finale è in programma la sera del 13 marzo a Parigi: alla presenza di molti dei partecipanti, i 50 film scelti verranno proiettati sul grande schermo.
Vederli uno dopo l’altro sarà un’esperienza molto intensa, prima di scoprire i vincitori.

Tutto è nato da un’idea di Bruno Smadja. Parigino, si è innamorato del cinema a 12 anni, guardando ‘La dolce vita’. Da allora ha lavorato nel mondo della televisione e del marketing digitale, fino a quando ha deciso di unire tutte le sue passioni facendone una professione. “L’idea mi è venuta nel 2005 – ricorda Smadja – ero impiegato in un’azienda francese che fabbricava cellulari. Mi hanno fatto sperimentare uno dei primi cellulari con la telecamera. Parlando con degli amici ho detto ‘ragazzi, facciamo qualcosa di bello!’ e ho provato a immaginare come questo strumento, che nel tempo si sarebbe perfezionato e sarebbe diventato più accessibile, poteva essere un’opportunità democratica ed egualitaria per fissare delle immagini. Come si poteva trasformarlo in una chance per giovani registi?”.

“Considerando, poi, che in ogni paese esistono centinaia di festival di cinema e cortometraggi – sottolinea Smadja – bisognava fare qualcosa di diverso. Ho pensato di incontrare il pubblico nel luogo più accessibile, ovvero internet. Il Festival doveva essere digitale. Non è legato né a Parigi, né alla Francia: è assolutamente internazionale con un sito Web in otto lingue. Il successo ottenuto dimostra che la gente ci ha identificato, riconoscendoci come una vera opportunità”.

L’idea di Smadja è innovativa, interessante e coinvolgente. “Credo che il successo del Festival in questi 13 anni sia dovuto a due elementi: il fatto che tutti abbiamo il cellulare, unito alla richiesta precisa di realizzare una scrittura cinematografica di un minuto. Questo ci permette di selezionare ed evidenziare i migliori registi, perché è difficile raccontare una storia in un tempo così breve! Di conseguenza le proposte sono sempre di alta qualità e possiamo scoprire dei talenti brillanti”.

Il Mobile Film Festival si considera uno scopritore di giovani talenti. – dice il sito del Festival – L’ambizione è quella di offrirgli una finestra internazionale per far conoscere il loro film e accompagnare i vincitori della realizzazione di un cortometraggio con mezzi professionali e con l’aiuto di un produttore”. Così anche quest’anno il gruppo BNP Paribas, partner del Festival, consegnerà il Gran Premio Francia e il Gran Premio Internazionale, ciascuno di 15.000€. Ma ci sono anche altri premi della giuria per la regia e la sceneggiatura (3.000€ ciascuno)  e i riconoscimenti per la migliore interpretazione femminile e maschile, oltre alla visibilità offerta da una testata francese leader del settore.

Vengono proposti dei temi particolari agli aspiranti registi? “No! – afferma con decisione Smadja – non ci sono temi per lasciare la libertà più totale. Così si stimola la creatività di questi artisti, che hanno voglia di raccontarci qualcosa, di farci reagire, di porci delle domande a modo loro. Solo nel 2015 è stato proposto un argomento preciso, a seguito di una richiesta delle Nazioni Unite in occasione della Conferenza sui Cambiamenti Climatici di Parigi (COP21). Ma è stata un’eccezione”.

Il momento di soddisfazione più grande? “A gennaio, quando i film iniziano ad arrivare e ci colpiscono con la loro creatività. Come nel caso del film del regista italiano Matteo Tibiletti, che è tra i 50 finalisti del Festival. Ha scelto un tema di grande attualità: la libertà di parola e di scelta delle donne. Bisogna prendere coscienza di questa situazione di pressione su una donna da parte di un uomo. Abbiamo ricevuto centinaia di film sull’argomento, anche con scene di violenza e aggressioni molto ‘visive’. Si tratta di un un argomento complesso, non facile spiegarlo in un minuto. “Yes, No” di Tibiletti è riuscito a farlo in un modo molto ‘visuale’, usando solo due parole comprensibili a tutti, – conclude Bruno Smadja – un’abile regia e un primissimo piano della bocca di due bravi attori”.

Matteo Tibiletti, finalista della 13esima edizione del Mobile Film Festival è molto contento del riconoscimento ottenuto, perché è un cinefilo accanito e, dopo diverse esperienze lavorative, ha deciso di intraprendere la carriera dell’attore professionista, forte di anni di preparazione con la compianta Anna Bonomi. Oltre all’insegnamento in alcuni distretti scolastici del territorio, ha costituito con alcuni amici la compagnia teatrale ‘Giro di vite’. Scrive le sceneggiature dei suoi spettacoli, scegliendo argomenti forti come la gelosia e le sue conseguenze e recita sul palco.

Amo il linguaggio cinematografico– spiega – in particolare quello di registi come Quentin Tarantino e David Linch. Per questo uso a teatro degli strumenti tecnici tipici del grande schermo come i dialoghi più serrati, le dissolvenze, i salti temporali e la musica come colonna sonora. Il pubblico è incuriosito e pronto a comprendere. Sono convinto che l’evoluzione del linguaggio legata alla pubblicità e al cinema debba coinvolgere anche il teatro contemporaneo”.

“Quando ho scoperto sul web il Mobile Film Festival ne ho subito parlato con i miei colleghi e, insieme, abbiamo deciso di partecipare con due film: il primo è stato girato a Milano, ma non  è stato selezionato, l’altro – ‘Yes, No’ è una mia idea di qualche anno fa, che avevo messo da parte. Poi il mio collega Fabrizio mi ha detto: guarda che è perfetta per questo tipo di Festival! Era vero, perché in un minuto si condensa un messaggio forte e diretto, raccontato nel momento storicamente giusto – si pensi al ‘caso Weinstein’ – e senza sfruttare pietismi. Le due bocche sono quelle degli attori Fabrizio Valezzano e Martina Caletti.

“Appena abbiamo saputo di essere finalisti, tutti noi della compagnia ‘Giro di vite’ abbiamo preso il biglietto per andare a Parigi – conclude matteo Tibiletti -: partecipare alla serata e incontrare gli altri artisti e giurati come Leconte sarà bellissimo, indipendentemente come andrà a finire”

Chiara Ambrosioni