Nulla di fatto – Prima chiamata andata a vuoto. L'amministrazione di Laveno, all'indomani della scadenza della selezione per la nomina di un nuovo direttore, si trova al punto di partenza. Poltrona ancora vacante; il celebre Museo delle Terraglie da tempo reso più glamour con la definizione di Museo Internazionale Design Ceramico che si trova a fare i conti con la mancanza di una guida, legittima e legittimata dalla legislazione vigente che assommi su di sè un ampio ventaglio di competenze, di cui la specializzazione nel merito della ceramica non è di per sé sufficiente.

Pochi iscritti – E' proprio questo l'ostacolo principale su cui la commissione si è scornata. Alla selezione, resa nota va ricordato, solo agli inizi di maggio con un tempo risicatissimo per venirne a conoscenza e rispondervi, hanno risposto solo in una decina di aspiranti. Tra i 25 e i trent'anni, provenienti per lo più dalla provincia, qualcuno dalla vicina Como: la commissione, Nicoletta Pezzuti, direttore generale del Comune di Laveno; Marisa Lenardon, responsabile Servizi alle persone e i tre esperti provenienti da ambito universitario, Paolo Rusconi, Paolo Campione e Nicoletta Ossanna Cavadini, si è vista costretta ad operare una selezione, feroce nel numero, già al primo stadio della valutazione: in molti non presentavano sufficienti requisiti di titoli nella conoscenza dello specifico ceramico.

Prima la strategia – Ma la delusione più grande, l'amministrazione l'ha provata l'indomani, nella fase dei colloqui. Quando avendo in mano tre curriculum di peso, si è dovuta arrendere ad un'altra evidenza. Prima che si rimetta in moto l'attività scientifica, Palazzo Perabò ha bisogno che al timone vi sia una figura in grado di gestire un profondo processo di rinnovamento strategico, gestionale, economico. Nessuno dei tre candidati, per quanto con un profilo e un bagaglio di pubblicazioni a livello nazionale, era effettivamente in grado di garantire l'immediata accensione della nuova macchina. La terraglia può attendere, il resto no. Ecco perché, smaltite delusioni e fatica, già si pensa ad una immediata, nuova selezione. Che però si allarghi anche ad altri percorsi formativi e scolastici, verso un profilo gestionale, fino a qui, messo in secondo piano. Ci vuole il manager, poi eventualmente lo storico dell'arte.