Marinellia Pirelli (ph. Carlo Meazza)Marinellia Pirelli (ph. Carlo Meazza)

Piccolo è prezioso – Non potevano che essere grandi stanze con ampie finestre per permettere l'ingresso libero della luce; come al contempo vi è la stanza in cui regnava il buio assoluto. Oggi si presenta in una sorta di ordine la casa studio, la casa d'artista dove ha vissuto Marinellia Pirelli fino al giorno della sua scomparsa nel giugno dello scorso anno. In dialogo tra interno ed esterno i fiori di Marinellia e le sue Meteore, due simboli di un percorso fatto di grandi tappe e piccoli passi, nella preziosità del fare creativo, del mettersi alla prova, di stare al gioco dettando le proprie regole. Una carriera che non sarà certo possibile ripercorrere integralmente, ma che incuriosisce e attrae proprio per i mille aspetti che ha coinvolto, per le sfaccettature espressive che è riuscita a coinvolgere, per le tecniche che ha approfondito. Un enorme lavoro di ricerca, riordino, catalogazione di tutto quanto è stata Marinellia Pirelli è stato iniziato nel luglio 2009 da Vittoria Broggini e Angela Orsini.

Nei suoi salotti – "Avevo avuto occasione di partecipare ai salotti che Marinellia organizzava qui a casa sua, con grandi personaggi non solo varesini, da Giuseppe Panza a noti chimici, storici, ottici…amava circondarsi di professionisti con cui approfondire in ogni serata una tematica differente", ricorda Vittoria Broggini, "ora mi trovo a lavorare tra le sue opere d'arte, a catalogare l'intera produzione e ogni giorno scopriamo qualcosa di nuovo. Devo dire che Marinellia ha avuto il grande pregio di documentare ogni cosa che faceva, da un incontro ad un'opera, da un nuovo studio ad una mostra; questo facilita un po' il riordino, ma non è comunque semplice riuscire a penetrare in un mondo che l'artista ha tenuto per sè per oltre sessant'anni".

Lo studio quando vi lavorava l'artistaLo studio quando vi lavorava l'artista
(ph. Lorenza Daverio)

Piccoli e grandi traguardi – "Il punto di partenza è la catalogazione – spiega Angela Orsini – per questo abbiamo creato una scheda di catalogo di riferimento per ogni singola opera. Il passaggio successivo è stato quello di suddividere i lavori in categorie: quadri, grafica, disegni, installazioni, ori, pulser, opere a tecnica mista, pellicole…dai primissimi segni sulla tela fino alle ultime lastre stampate". "Documentare l'esistente come l'aveva lasciato è come guardare il riflesso della sua personalità", dichiarano entrambe, che nel corso del lavoro spostano e imballano opere ma documentando ogni minimo cambiamento nell'ambiente, con fotografie di dettagli e ambienti. Un lavoro digitale ma con una buona componente di fisicità.

Grandi pensieri in pochi tratti – E' un intreccio continuo e costante, un passare dal tratto grafico alla fotografia, alla stampa, alla ripresa cinematografica. Spesso un'opera trova difficile collocazione in una singola categoria, proprio perchè realizzata, pensata e creata su più livelli tecnici e artistici. Ogni diapositiva era considerata da Marinellia un'opera d'arte, ogni segno leggero sul foglio, ogni fascio di luce, punti di partenza per opere maestose e intrigate, installazioni o veri e propri percorsi. "Lo strumento come la telecamera, la macchina fotografica, o il supporto utilizzato per il lavoro, erano considerate pezzi da esposizione, opere d'arte con un valore proprio – spiega la Broggini – soprattutto in tarda età, quando la forza non le permetteva di creare opere di grande formato, nascevano queste minuscole lastre da cui poi stampava in formati notevoli, che erano per lei la vera opera, la lastra. Tant'è che anche a Panza ha regalato delle lastre, le matrici".

Il salotto studio di MarinelliaIl salotto studio di Marinellia
(ph. Lorenza Daverio)

I primi anni dimenticati – "Grazie a questo lavoro abbiamo riscoperto i quadri degli anni Cinquanta, una fase propedeutica per quelle successive, una pittura figurativa che risente della Scuola Romana e di quella lombarda, ma che mantiene un'eccezionale impronta personale – spiega Vittoria – un'attenzione per la natura e il paesaggio che col tempo si rivolge alla luce, agli effetti luministici e poi a quelli atmosferici".

Dove e quando
– Non solo opere, ma anche mostre personali e collettive, incontri e carteggi, fotografie e appunti. "Ricostruiamo ogni esposizione a cui ha partecipato, dalla prima del 1947 all'Ufficio del Turismo di Belluno fino al ritorno varesino con la mostra all'Atelier Capricorno di Cocquio Trevisago e alla Galleria Ghiggini tra 2007 e 2008 e nello stesso anno la grande personale alla Mudima di Milano curata da Achille Bonito Oliva".

Per conoscere Marinellia – La catalogazione impegnerà le due storiche dell'arte ancora per qualche mese, ma il loro impegno non si esaurisce qui: "Dopo la fase complessa di catalogazione, ci dedicheremo alla valorizzazione e alla promozione dell'arte della Pirelli. Alla Gam, ora MAGA di Gallarate da tempo è stato presentato un progetto pronto per essere sviluppato per una mostra antologica di Marinellia Pirelli. Non solo, stiamo lavorando sulla realizzazione di un sito internet curato dall'artista Umberto Cavenago, che permetterà di potersi avvicinare facilmente all'archivio".