Marinellia PirelliMarinellia Pirelli

Quarant'anni fa – Tout se tien, si dice. Tutto è collegato. Lo deve aver pensato anche Marinellia Pirelli quando si è vista richiesta nel giro di alcune settimane fa di allestire una personale nel prestigioso spazio della Fondazione Mudima, nel cuore di Milano. Perché l'input a questa nuova avventura espositiva di una donna e di una artista che sfida le leggi del tempo e dell'età, con una feroce determinazione, è stato dato da un piccolo ma per allora pionieristico video, realizzato dalla stessa Pirelli nel 1966 e dedicato ad una performance di Luciano Fabro.

Riletture critiche – Quel film, Indumenti, che ritraeva il maestro d'avanguardia alle prese con uno dei suoi materiali prediletti, un cruciale campo di indagine dell'artista scomparso lo scorso anno, è stato ospitato nella retrospettiva da poco conclusa al Madre di Napoli. Nell'occasione Marinellia Pirelli, decana delle artiste varesine, ma dai trascorsi nella grande stagione romana del dopoguerra fino a metà dei Settanta, rivede un vecchio compagno di quegli anni: Achille Bonito Oliva. "Quanto eri brava, ma adesso lo sei ancora di più". Ecco la scintilla da cui questa nuova mostra scaturisce. E che va ad aggiungersi in termini di letteratura critica ad un aggiornamento intenso portato avanti negli ultimi anni da figure come Vettese, Corgnati, Borghi fino a Philippe Daverio.

LO studioLO studio

Fervidamente eclettica – "Mi piace l'impostazione che ha dato alla mostra e alla mia presentazione Bonito Oliva – commenta l'artista, annunciando che un catalogo della mostra sarà realizzato anche se non in tempi utili per l'inaugurazione. Una mostra che ripercorre il percorso trasversale di un'artista eclettica, fin dagli anni cinquanta fervidamente contagiata dal gusto della sperimentazione; senza arrestarsi sul limite di una manualità pittorica continuamente e instancabilmente esercitata, ma indagando in termini pionieristici il cinema d'animazione, il video, la fotografia, l'installazione. Tutto in una continua, dinamica, vitale relazione amorosa con la luce, studiata emotivamente e freddamente al tempo, lungo le teorie della percezione e della psicologia della forma.

Visti da vicino – "Credo che ci sia una rivalutazione ultimamente di noi artisti di quella generazione che lavorava con la tecnologia, con una tecnologia certo non così raffinata come quella odierna, e messi da parte da movimenti come l'arte povera o poi la transavanguardia". Per lei, è oltre modo vero. Ma basta ripercorrere la sua vita artistica, così intimamente intrecciata alla sua biografia, per rendersi conto di quanto Marinellia sia stata al centro di molte cose. Fabro, ma non solo. Ancora prima frequentava la leggendaria osteria del Menghi, a Roma, cenacolo negli anni cinquanta della miglior generazione d'artisti di quell'epoca. Ugo Mulas e Berengo Gardin vengono a Varese a fotografarla; Consagra, Merz, Kounellis, Lucio Amelio, ancora a cavallo tra i Sessanta e i Settanta sono di famiglia.

Al lavoro al telefonoAl lavoro al telefono

Marinellia non ha mai smesso di lavorare. Pesa, certo, la solitudine varesina, riscattata negli ultimi anni. La prima ricapitolazione del suo lavoro nel 1997 a cura di Flaminio Gualdoni, la mostra al Chiostro di Voltorre, la successiva mostra  a Villa Panza,  poi a San Paolo e ancora alla Permanente di Milano; l'assiduità di Philippe Daverio che la vuole al Premio Michetti del 2006, e la fa esporre a Bologna, Biella, Lucca. E oggi, prima di andare, invitata, alla prossima edizione della Biennale della luce a Lisbona, questa nuova vetrina milanese.

La mostra
– Sorprendentemente ti porta al computer che destreggia, e senza occhiali, come una ragazzina, per mostrarti folder per folder, il suo lavoro di una vita. E che in parte andrà in mostra: le classiche sue meteore, il video del 1964-65 intitolato Il lago, in cui con struggimento si compenetrano la sua passione per il cinema, per il lago di Varese che entra in casa dalle ampie vetrate e l'ossessione per il fiore, uno dei suoi luoghi dell'anima, insieme alla luce. Fino agli ultimi realizzati: uno strepitoso cubo in plexiglass all'interno del quale gioca ancora con la luce, e gli ingrandimenti fotografici su alluminio a partire da disegni a mano libera, filiazione diretta di quella strepitosa serie Caos dei primi anni Settanta.

Gioiosa tensione – La mostra è prossima. Come sempre nei giorni febbrili della vigilia, la sua opera è passata al vaglio, imballata e pronta a partire. Al timone, come sempre, lei è alle prese con ogni particolare di questo viaggio. Niente sfugge, niente deroga dal suo controllo minuzioso. Ogni volta che la si incontra vale quanto scritto ormai dieci anni da Flaminio Gualdoni: "Abita con pari grazia le proprie memorie e un presente non meno operoso; concentrata come sempre nell'ansia di ricapitolare e proseguire: prigioniera non delle ombre del passato folto, ma d'una sua gioiosa tensione a fare, a misurarsi con talenti avuti in sorte".

Marinellia Pirelli: 1950-2008
Fondazione Mudima
via Tadino 26
inaugurazione giovedì 14 febbraio ore 18.30
da 14 febbraio al 7 marzo
a cura di Achille Bonito Oliva
orari: dal lunedì al venerdì 11-13/16-19.30, sabato e festivi chiuso