Affresco dell'antica facciataAffresco dell'antica facciata

Lo sanno tutti – Il 3 febbraio bisogna conservare una fetta di panettone per la festa di San Biagio. Ma forse non tutti conoscono la diffusione di questa devozione un po' in tutta Europa, secondo la quale polpette e panini dolci preservano da ogni tipo di mali alla gola se mangiati nella festa del Santo patrono di laringoiatri e odontoiatri. La tradizione della virtù risanatrice del Santo vescovo, venne ufficializzata anche dai medici bizantini e prevede, ieri come oggi, anche la benedizione della gola dei fedeli. Dalle nostre parti le intitolazioni di chiese a San Biagio sono abbastanza numerose, come nel caso dell'edificio sacro di Casale Litta, senza contare che l'isola Virginia era chiamata San Biagio almeno sino all'anno 1779 data in cui la proprietà passò al marchese Pompeo Litta che la battezzò isola Camilla mentre il marchese Andrea Ponti, successivo proprietario, nel 1878 sostituì Camilla con Virginia. La festa per antonomasia dedicata a San Biagio si festeggia nel rione omonimo di Cittiglio con un importante appuntamento voluto e sostenuto dal Gruppo Amici di San Biagio, oltre che da tutta la comunità. Domenica 3 febbraio, inoltre, sono state organizzate visite guidate agli scavi archeologici della chiesa.

Antichi resoconti di un cremonese – Accoglie e accompagna il pubblico Antonio Cellina, presidente del Gruppo Amici di San Biagio, che racconta: "La tradizione locale tramanda l'esistenza di un castello in località Cittiglio posto sullo sperone dove oggi c'è la chiesetta, un tempo denominata dei Santi Andrea e Biagio. Una pergamena del 1235, rintracciata nell'archivio plebano di S. Lorenzo di Canonica di Cuveglio, testimonia l'esistenza della chiesa definendola in castro de Citilio". Diversi secoli dopo è la volta dei decreti di Mons. Lazzaro Carafino, cremonese, vescovo di Como dal 1626 al 1665, che visita la diocesi per ben quattro volte. Proprio nei documenti del 1635 viene segnalata la più grande trasformazione che ha riguardato l'edificio di Cittiglio: la realizzazione della porta d'ingresso dove prima c'era l'abside e l'altar maggiore. "In buona sostanza – spiega ancora Cellina – la chiesa di San Biagio viene orientata a ovest e la posizione dell'accesso viene capovolta".

Frammenti di affreschi recuperati durante i restauriFrammenti di affreschi recuperati durante i restauri

L'inconfondibile stampella – Era il 1966 quando Anna Finocchi, nel suo volume "Architettura romanica nel territorio di Varese" dedicava un ampio paragrafo ad un completo e ragionato repertorio delle torri campanarie cui gli architetti e i capimastri diedero rilievo particolare. Scrive l'autrice: "Sempre degli anni intorno al Mille è un (…) tipo di campanile, di non grandi dimensioni, dalla canna liscia senza alcuna decorazione, forata al piano della cella da strette bifore, col tetto appuntito in scaglie di pietra". Proprio a questo modello e a questo torno di anni la studiosa collegava il campanile della chiesetta di San Biagio, con la sua caratteristica bifora con capitello a stampella. Tutte osservazioni e intuizioni confermate dagli scavi e dalle indagini che proseguiranno nei prossimi mesi anche sotto lo spiazzo antistante il piccolo edificio, come parte finale di un elaborato programma di restauro e valorizzazione iniziato nel 1990. In quell'anno si pose mano al rifacimento delle capriate lignee, nel 1993 si passò alla sistemazione della navata e nel 1996 alla sistemazione del presbiterio. I lavori di scavo, come in passato già abbiamo documentato, risalgono al 2007 e sono stati condotti dalla SLA – Società Lombarda di Archeologia s.r.l. di Milano e monitorati e sostenuti dalla Sovrintendenza.

Strategie di comunicazione – I lavori a San Biagio continueranno e porteranno altri buoni frutti anche grazie al recente stanziamento da parte della Fondazione Comunitaria del Varesotto di € 25.000,00 per i lavori di restauro. In particolare, verrà recuperato anche il prezioso paliotto in scagliola simile, quanto a bellezza e cromia, al paliotto di Santa Caterina del Sasso. E, ne siamo sicuri, saranno molti altri i momenti di visite guidate e presentazione dei lavori comunicate e diffuse sul territorio. Il sito del "Centro Studi e Documentazione per la Valcuvia e l'Alto Varesotto G. Peregalli" (www.archiviostoricovalcuvia.it), per esempio, segnala e diffonde puntualmente notizie sul "work in progress" nella chiesa di Cittiglio, sulla cultura e la storia in Valcuvia. Infine, a lavori conclusi, è attesa una pubblicazione con contributi di esperti e professionisti.