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Insieme lavorano da quindici anni; al loro attivo una bibliografia di sette lavori, tutti improntati alla fotografia naturalistica, soprattutto in ambito del Varesotto. Luigi Meroni e Sergio Luzzini hanno scandagliato la provincia dal Parco del Ticino, al parco Regionale del Campo dei Fiori, fino al Parco Pineta di Appiano Gentile e Tradate, allungandosi fino al Po. E' appena uscito per le edizioni Publinova Negri, l'ultima fatica, il volume "Natura e civiltà nella Provincia dei laghi", con testi di Mario Chiodetti e prefazione, breve ma sentita, di Andrea Vitali. Ne parliamo con uno degli autori, Luigi Meroni, consulente bancario di professione, da sempre fotografo per passione.

Meroni, dopo una lunga ed esaustiva indagine sul territorio, come nasce l'idea per quest'ultimo libro?
"Nasce dal desiderio di ampliare l'attenzione verso un lavoro di tipo strettamente naturalistico. Allargando il nostro sguardo fotografico non solo agli aspetti specialistici, ma contemplando nel nostro territorio, aspetti, chiamiamoli, di civiltà, di organizzazione umana, di maggioro prese verso il pubblico anche quello non strettamente professionale".

In che modo questi elementi si inseriscono nella vostra ricerca?
"Facendo in modo che il libro non diventasse una guida fotografica, ma sottolineando come certi aspetti di antropizzazione si siano perfettamente integrati con l'elemento naturale, senza danneggiarlo, anzi in qualche modo favorendolo".

Un esempio?
"Il fil rouge, essendo la nostra la provincia dei laghi, è l'acqua, un filo rosso, diretto. Lungo questo percorso, la nostra attenzione si è rivolta, ad esempio, a tutti quelle presenze urbane, costruire in qualche modo dall'uomo, i parchi urbani di Varese, pubblici o privati, che per il fatto stesso di esistere hanno garantito il preservarsi e il consolidarsi di equilibri faunistici preziosi, che altrimenti avrebbero potuto alterarsi".

Dunque, parchi come come quello di Villa Panza, o Villa Mirabello?
"Assolutamente si, ma anche situazioni meno urbane, come il Sacro Monte, la Badia di Ganna o l'Eremo di Santa Caterina che hanno saputo conservare le proprie peculiarità faunistiche, dando modo alla natura di conservarsi in una condizione quasi originaria. Non è un caso che a cinquanta metri dall'eremo sul lago sia presente il  nido del falco pellegrino, una specie che fino a pochi anni fa era a rischio di estinzione".

Quanto è durato il vostro lavoro?
"Per ottenere le circa duecento immagini del volume abbiamo in parte attinto, per i fiori e per alcune specie animali, ai nostri archivi. Il lavoro ex novo, sugli aspetti specifici delle presenze di civiltà, circa un anno".

Di Chiodetti sappiamo la sensibilità sia verso la fotografia che per certe tematiche e la questione ambientale. Ad Andrea Vitali come siete arrivati?
"E' stata una idea dello stesso Chiodetti. Sono amici, si conoscono, gli ha chiesto un contributo e devo dire che nella sua essenzialità è un intervento pieno di sensibilità, da vero scrittore di lago".

A che punto è oggi, la fotografia naturalistica?
"In ribasso. Ha avuto il suo boom a cominciare dai primi anni Novanta. Forse c'era più sensibilità, era un tema nuovo, in molti l'hanno cavalcato. Già sul finire del decennio scorso, l'attenzione in generale ha subito una flessione anche se i nuovi media e internet hanno allargato e di molto le possibilità di diffonderne le questioni principali".

Da fotografo di natura qual è la zona della provincia di Varese a cui è più legato?
"Da amante della natura, prima ancora che da fotografo, devo dire la zona nord; il luinese, la Forcora, la Val Dumentina, la Val Veddasca, zone ancora in parte selvagge, dove l'intervento dell'uomo è ancora limitato".

Natura e civiltà nella Provincia dei laghi
fotografie di Luigi Meroni e Sergio Luzzini
testi di Mario Chiodetti
prefazione di Andrea Vitali
presentazione giovedì 15 gennaio ore 18 presso Libreria Feltrinelli
corso A. Moro – Varese
successivamente in altre sedi