Una piacevole sorpresa, le ceramiche di Italo Valenti in mostra allo Spazio Zero di Gallarate. Lui è un signore pacato, ritirato dal lavoro, un lavoro che lo ha sottratto alla passione del dipingere. Passione pure coltivata e anche approfondita, con lusinghieri risultati, soprattutto in Germania, e un riferirsi consapevole a un pittore come Albert Marquet, il più calmo ed equilibrato dei Fauves.

Quindi – ci racconta – nel 1999 l'incontro a Pennabilli con quel temperamento contagioso di Tonino Guerra, il quale lo introduce ai piaceri e ai misteri della ceramica refrattaria. Lasciata incredibilmente la pittura, Valenti ha modo di acquisire in pochi anni il dominio della tecnica di cottura e smaltatura dei pezzi, compreso il procedimento raku, alla casualità unendo la volontà del segno.

Deve molto anche alle Fornaci Ibis di Cunardo, ai Robustelli, che lo accolgono e incoraggiano, al punto che Valenti si dota alfine di un forno proprio, cominciando a "fare sul serio". Tra le perplessità degli addetti ai lavori – è da credere – i quali, se venissero a Gallarate, potrebbero – ma sino a un certo punto – ricredersi. Così come, pare, sia già capitato: uno per tutti, Ambrogio Pozzi, curioso e prodigo di elogi, nella sorpresa. Sorpresa di ritrovarsi di fronte a un ceramista sobrio e sapiente, con un innato senso della composizione e dell'equilibrio.

Valenti interviene sulla superficie, smaltata con raffinate gamme di grigi di neri e di bianchi, rari tocchi di rosso, tramite segni minimali, ora più studiati ora più spontanei, in un discorso un po' statico, spesso impostato sul dittico.

Il risultato è molto equilibrato nei rapporti, forse troppo, ma giustamente prudente nella facile ricerca di effetti. Le ceramiche di Valenti sono alla fin fine impaginate come pitture, non sviluppando sino in fondo le qualità intrinseche della materia e tradendo la sua storia di pittore, abituato a soppesare i piani e le linee.

In effetti, sarebbe davvero inpropria, per i suoi lavori, la definizione di "sculture", negati come sono al volume e alla presa sullo spazio tridimensionale. "Giovane" ceramista, classe 1938, ha sicuramente bruciato i tempi nell'apprendimento della tecnica e rivela una buona cultura visiva, tuttavia ci pare assente dalla sua opera un discorso veramente originale.

Luigi Valenti
Ceramiche

dal 2 al 17 dicembre 2006
Gallarate, Spazio Zero
brochure con presentazione di Erika La Rosa