Leonardo BertoniLeonardo Bertoni

Cinquecento sessanta metri quadrati di spazio, 370mila euro di spese preventivate, sede prevista il Liceo Artistico di Varese, data indicata aprile 2007.
A queste cifre è aggrappato, speriamo in via definitiva, l'epilogo di una vicenda che si trascina ormai da quattordici anni. Il Museo dedicato a Flaminio Bertoni, figura geniale del design europeo del secolo scorso, nativo di Masnago, dovrebbe finalmente veder la luce e dare un senso finale alla battaglia sin qui combattuta dal figlio Leonardo per un sostanziale e duraturo riconoscimento in patria del padre.

Tanto dura lo sforzo perché quel che di rimane di Flaminio qui a Varese – corrispondenza privata, disegni, sculture, olii su tela, essendo stato il design come ormai è noto valente artista sia in Francia che in Italia – venga assicurato in uno spazio pubblico per la futura fruizione della comuntà ad onta di sin qui ricorrenti oblii.

Giova forse ricordare in sintesi le tappe di un non sempre facile e felice rapporto avuto da Leonardo Bertoni, armato delle sue ragioni del cuore e non solo, con le istituzioni: tutto nasce da una fortunata mostra parigina dedicata all'opera di Bertoni senior, all'inizio degli anni Novanta. Il figlio, che allora viveva in Brianza, propose una iniziativa analoga qui a Varese, incontrando dapprima una buona accoglienza dall'allora assessore Enrico Baj, ma subito dopo una sorta di ostracismo da parte del successore Gottardo Ortelli.

Ai Musei Civici di Varese, insomma, una mostra su Flaminio Bertoni non riusciva a passare. Ai tempi, alla guida dei musei c'era già Flaminio Gualdoni, estimatore della contaminazione dei generi e, in ogni caso, ben conscio che Bertoni, nei suoi anni d'oro, avesse vinto ben 10 premi ai Saloon francesi come scultore puro. Ciò nonostante Bertoni non riuscì a varcare la soglia del Castello di Masnago.

Ma le difficoltà con il Comune non finiscono qui. La notizia dell'acquisto da parte dall'amministrazione Fumagalli di Villa Baragiola dava adito a nuove speranze di un possibile Museo del Design. Chi meglio di Bertoni poteva esserne protagonista, pur in una terra ricca di importanti figure in questo campo specifico? Ma anche in questo caso, delusione su tutti i fronti. Non solo gli eredi Bertoni rimasero a bocca asciutta, ma l'idea stessa de Museo del design rimase una delle tante promesse inattuate del sindaco-preside.

Poi altre scaramucce, piccole se vogliamo, esemplari tuttavia di un clima non propizio alle gentilezze e ai buffetti sulla guancia; come quando per le celebrazioni del centenario della nascita del design-scultore, nel 2003, il figlio dovette accollarsi le spese per il piccolo rinfresco, o quando, cosa ancor ben peggiore, dopo aver regalato la scultura ora posizionata davanti alla Palazzina della Cultura in Via Sacco pagò di tasca propria gli oneri della posa.

Fino al tiro a molla a mezzo stampa con le ultime parvenze assessorili della città sulla metratura da conferire al constituendo museo una volta entrato in gioco il possibile nuovo prescelto, il Liceo Artistico e la minaccia costante di mollare tutto per trasferire baracca e burattini e destinare il patrimonio ai riconoscenti e amati francesi.

Nel frattempo tuttavia Villa Recalcati, che spesso è abile a muoversi su binari che non proprio paralleli a quelli di Palazzo Estense, organizza due mostre. La prima nel 1997 con un catalogo curato da Sara Frattini e contributi importanti del padre Vittore e di Pietro Macchione; la seconda cinque anni dopo, voluta per palese dispetto dell'allora presidente Massimo Ferrario contro la giunta Fumagalli.

Immagine estena spazio BertoniImmagine estena spazio Bertoni

Leonardo Bertoni ha adesso un'arma in più. Lo stabile dell'Artistico è in mano a Villa Recalcati. Altri interlocutori, dopo estenuanti querelle si sono sfilati e alle viste di nuove tornate elettorali, il piatto è forse davvero pronto per essere servito.
Rombano i motori, è il caso di dire. Si annuncia una lotta contro il tempo. Leonardo promette di portare nel nuovo spazio le auto del padre che hanno fatto epoca: la Due Cavalli, la DS, la M6, e la Traction, quest'ultima direttamente in comodato da Citroen France; una trentina di sculture, 300 disegni, inclusi i progetti; filmati in italiano e francese, l'intero archivio del padre, una postazione multimediale.

Una soluzione di compromesso, forse. Anzi quasi certamente. L'associazione nata per preservare la memoria e il patrimonio del designer puntava a qualcosa di più. Sopratutto in termini di spaziatura. Ma stando ai precedenti si rischiava di avere molto meno o addirittura di rimanenere con un pugno di mosche in mano. 

I lavori nell'ex stabile della Cariplo sono già cominciati, l'appalto già affidato, i soldi ovviamente già stanziati. L'architetto Monica Faccini è già al lavoro; servono un archivista e a breve sarà deciso tra quanti fanno parte dell'Associazione il nome del direttore. Non sarà, quasi certamente, lui, Leonardo. Si sente troppo vecchio. E se vedrà compiuto finalmente il progetto, avrà davvero terminato il suo compito.