Busto A. – Fino a domenica 12 febbraio è allestita la splendida mostra di Luigi Randi, accompagnata da un pregevole catalogo a cura di Martino Randi e di Lara Scandroglio.
Una foresta di sculture accoglie il visitatore che varca la soglia della galleria Farioli. Sculture in bronzo e in terracotta, che rappresentano l’intera commedia umana, indagata dall’autore con intelligenza ironica e con uno sguardo impietoso che smaschera la vanità di chi si ritiene potente senza capire di essere solamente ridicolo e privo di qualsiasi grandezza.

Luigi Randi (1929-2015) è stato un artista appartato, autodidatta e coltissimo, al di fuori di qualsiasi corrente o movimento culturale e che mai ha voluto esporre le sue numerosissime opere quando era ancora in vita.
Nel suo percorso artistico, che comincia negli anni settanta del Novecento e si sviluppa per oltre quarant’anni, è presente una profonda nostalgia per l’equilibrio del mondo classico greco e latino, equilibrio sia formale che morale, equilibrio distrutto da una società sempre più impersonale ed omologante, che soffoca l’unicità e la bellezza dei singoli esseri umani. Questa terribile condizione esistenziale di massificazione e d’incapacità del singolo individuo nel liberarsi dalle invisibili catene del mondo contemporaneo tanto levigato quanto subdolo è esemplificata dalle sculture in cui gli esseri umani cercano invano di fuggire da una colonna-prigione che ne deforma anche i corpi.

Nei suoi lavori sono presenti moltissimi echi che provengono sia dalla storia dell’arte che dalla letteratura: dal realismo esistenziale degli anni cinquanta ad Adofo Wildt, da Manzù a Marino Marini, da Franco Fossa a Francesco Messina, dalla patafisica di Jarry all’esistenzialismo francese, senza dimenticare Giacometti e Rodin la cui opera “Il Pensatore” viene utilizzata da Luigi Randi come spunto per la notevole scultura del re nudo seduto sul water, estremo sberleffo ad un potere ottuso, in un’epoca dove gli eroi non esistono più.

Nella dialettica tra un potere che celebra la propria vacuità e una massa di persone che ha perduto ogni slancio vitale, Luigi Randi celebra la figura del giullare che, grazie alla propria consapevolezza e al proprio sguardo eccentrico, riesce a creare un cortocircuito tra il tragico e il comico. E, forse, Randi stesso si cela dietro la scultura di un giullare, con l’intima convinzione che solo il riso e l’ironia potranno essere il seme per un mondo migliore.

Come un moderno demiurgo, Luigi Randi ha forgiato un intero universo, perennemente in bilico tra un anelito di infinito di chi ancora conserva uno spirito critico e la meschinità della condizione dell’uomo contemporaneo caduto nel fango senza nemmeno rendersene conto.

In occasione del finissage della mostra, domenica 12 febbraio alle  17 ci sarà un reading musicale, con letture sull’opera dello scultore a cura di Lara Scandroglio, accompagnate da improvvisazioni musicali di Ivo Stelluti.

Orari al pubblico: giovedì-sabato: 16.30-19; domenica 10.30-12/16.30 19.

Andrea Corbella