Due opere in mostraDue opere in mostra

Cuore selvaggio – Grandi e piccole tele. Colori pastosi, intensi e tratti decisi, marcati. Burattini, gufi e lanterne accanto a volti di giovinette e donne. Una grande Crocefissione di recente restauro svela l'intensità della pittura e dell'anima di Luciano Ferriani. Un artista eclettico, amante dell'arte, della scrittura, della letteratura e della caccia. Una passione che l'ha portato via troppo giovane, in un incidente all'età di 47 anni. A quaranta anni dalla morte la Sangalleria gli dedica una retrospettiva che presenta in maniera completa l'attività del pittore bolognese che si è lasciato adottare ed ha adottato Caldana. Una mostra che riapre il dialogo tra la sua arte e i suoi compaesani, quel varesotto che l'ha visto partecipe non solo come artista, ma in maniera preponderante come scrittore: Ferriani oltre a dipingere lavorava per la Prealpina e scriveva per una rivista dedicata alla caccia. Attente e puntuali le sue critiche e recensioni artistiche dalla pagine del quotidiano locale svelano un'abilità letteraria coltivata anche in ambiti privati. Ferriani teneva un diario, del quale conserva il manoscritto Luigi Piatti, che forse verrà edito; già pubblicato invece un suo volume ‘Il mio cuore è nelle selve', racconti poetici ambientati nel nostro territorio, alcuni passaggi dei quali sono trascritti nel catalogo della mostra di Arcumeggia.

Ricordi famigliari – Tanti i presenti all'inaugurazione della mostra che si è tenuta domenica 17, tra il pubblico anche la figlia minore di Ferriani, Monica, protagonista in più occasioni dell'arte del padre. I ritratti la eleggono a soggetto prediletto nel periodo dell'infanzia; Monica conosce e vive il padre fino a sette anni, ma di lui conserva numerosi ricordi. "Era una persona generosa, di compagnia, ma estremamente turbata" dice la figlia "si vede attraverso le sue opere che il suo animo non era tranquillo. La sua continua voglia di scoprire, partire, cambiare. Non si fermava mai". Una personalità amata

Luigi PiattiLuigi Piatti

da molti, ma complessa. Al lavoro diurno alternava la pittura, "di notte dipingeva" sottolinea Piatti, suo caro amico. E proprio al calar della sera, nell'intimità e nel silenzio uscivano anche i suoi lati più nascosti. Dalla sue opere traspare l'inquietudine, la solitudine, la ricerca di qualcosa che non si riesca a trovare. Ed ecco che si vedono i gufi, affascinanti animali notturni, le lanterne, ausili per una luce troppo foca, i burattini, esseri umani inanimati.

Il cammino spezzato – Esposte ad Arcumeggia anche le opere grafiche e alcuni frammenti manoscritti. Nelle piccole sale della graziosa galleria però non domina la tenebrosità; ai toni più scuri si alterna il colore, alle cromie vivaci dei ritratti si accostano piccoli teatrini che rivelano la destrezza grafica e pittorica dell'artista. Ferriani aveva trovato un suo linguaggio e stava, proprio negli anni ‘60 guadagnando un posto di rilievo nel panorama artistico locale e non solo. Non ancora raggiunta la vetta si è concluso il suo cammino, una strada in salita che l'ha visto con coraggio proseguire, con quella bramosia di vivere, di viaggiare, di scoprire che l'ha accompagnato nell'arte e nella vita, "un uomo infinito".