Il racconto di Trento Longaretti incomincia dai suoi maestri: Aldo Carpi e Achille Funi che, come ricorda il maestro: "Mi precedette nell'insegnamento all'Accademia Carrara di Bergamo", la storica istituzione dalla quale uscirono anche Tallone e il Piccio.
E allora, come dire di no, come non accettare una sfida avventurosa in quelli che furono anni difficili, nei quali si delineavano non solo il suo percorso creativo e quello biografico, ma anche alcune fra le pagine più drammatiche della cultura, della politica e dell'economia del Paese.

"Quando mi sono sposato – commenta Longaretti – non vendevo neanche un quadretto, ma poi mi sono ricordato che avevo un diploma. E quello mi ha assicurato il 27 del mese".
Longaretti ricorda Giacomo Manzù, "l'unico allievo ad aver realmente sfondato" e Giovanni Testori, "pittore

così così, ma penna grandiosa ed illuminata".

Trento Longaretti è nato a Treviglio (Bergamo) nel 1916. Direttore dell'Accademia Carrara dal 1953 al 1978, ha partecipato alle maggiori rassegne espositive italiane, tra cui la Biennale di Venezia (per quattro volte) e la Quadriennale di Roma. Una sua personale è stata allestita nel 1999 al Palazzo delle Nazioni Unite, sotto l'egida dell'Onu. Opere di Longaretti sono conservate nei Musei vaticani, nella Basilica di Sant'Ambrogio e nel Duomo di Milano, alla Pinacoteca Carrara di Bergamo, al Museo d'Arte moderna di Basilea.
Il maestro parla dei suoi allievi innanzitutto come amici, condendo il racconto con aneddoti familiari, considerazioni di critica d'arte e di collezionismo: "L'artista, anche quando è bravo e talentuoso, deve avere un gallerista dietro di sè, uno interessato a sollevarlo come fama, stima e quotazione.
È come una barca in cui sono dentro in più persone: pittore, gallerista e critico d'arte. Ho fatto tante mostre, io. Viaggiavo insieme con i quadri".

E, intanto, prosegue il suo sopralluogo nel borgo dipinto di Arcumeggia. Il parere e il giudizio di Longaretti si fanno sinceramente dubbiosi quando vengono sfiorate alcune recenti soluzioni dell'arte dei nostri giorni. "Mi sento imbarazzato e in difficoltà nel giudicare. Visti dal vero, alcuni lavori mi suscitano una profonda delusione".