Busto Arsizio, Villa LeoneBusto Arsizio, Villa Leone

Inizio Novecento, nasce un nuovo gusto artistico, in reazione all'eclettismo seguito all'unità d'Italia. È l'arte Liberty, l'Art Nouveau, ad opera di grandi personaggi, come il Sommaruga e il Chini, che trovarono nel Varesotto un terreno fertile per le sperimentazioni. Ville, fabbriche, cimiteri monumentali, alberghi, kursaal, tutto si rinnovò all'inizio del Novecento, tutto divenne arte ed espressione della borghesia.

Un fiorente inizio secolo – Le città del basso Varesotto, Gallarate e Busto godettero all'inizio del Novecento di un momento di grande sviluppo economico. Si sviluppò particolarmente l'attività tessile, favorita anche dalla posizione delle due città, ben collegate a Milano. Il progresso portò a migliorare i servizi sociali, come scuole, biblioteche. Lo stile Liberty divenne l'espressione del benessere di queste classi borghesi.

Alessandro Mazzucotelli – Uno dei grandi protagonisti del liberty bustocco, studiò disegno e architettura, vinse il diploma d'onore all'esposizione di Torino del 1902. Fu lui a decorare in ferro battuto le ville Ottolini in via Volta.

Silvio Gambini – 
Architetto, originario di Teramo,

Busto Arsizio, Villa FerrarioBusto Arsizio, Villa Ferrario

collaboratore del Sommaruga, progettò la villa Leone, in via XX Settembre. Dalla pianta articolata, su due piani, è valorizzata da una veranda, con colonne dai capitelli decorati da fasci di rose, e dalla ringhiera in ferro battuto a motivi geometrici. Fra i vari elementi decorativi, un tondo con le iniziali del proprietario, collocato nel finestrone circolare. È sempre opera del Gambini Villa Ferrario, in via Palestro, del 1905. L'edificio, in due piani, è ricco di elementi Liberty, come le finestre ovoidali, i mascheroni, cioè ornamenti costituiti da volti umani di grandi dimensioni; nella fascia del primo piano si segnala invece la decorazione in ferro battuto del cancello e del balconcino.

Non solo ville – 
Sempre Gambini progettò fra 1906 e 1907 il complesso industriale Molini Marzoli Massari, in viale Cadorna. Si trattava di un'area vastissima, oltre novemila metri quadri, esempio di archeologia industriale. Il complesso era costituito da diversi edifici: fabbricati del mulino, magazzini per il grano, uffici d'amministrazione. L'azienda ha cessato la propria attività intorno al 1960 e ora è di proprietà del Comune.

Busto A., lo stabile in via BiancardiBusto A., lo stabile in via Biancardi

La facciata dell'edificio è caratterizzata dalla ripetizione su due piani di doppie finestre separate da linee orizzontali in cemento e da linee verticali. Arricchiscono il complesso ferri battuti, materiali diversi come mattone e cemento, la rigorosità delle linee.

Un edificio dal futuro incerto – Poche settimane è stato segnalato da Busto un edificio storico a rischio demolizione, in via Biancardi: si tratta di uno dei più rappresentativi edifici Liberty bustocchi, di inizio Novecento, il cui stato di conservazione è tuttavia precario. Poi il cartello della demolizione è stato tolto, ma rimane il mistero. Tuttavia, è necessario rispettare edifici di tale natura, perché sono parte del nostro patrimonio culturale ed espressione del gusto artistico di un'epoca.
Progetti di ricerca, salvaguardia, informazione e sensibilizzazione mediatica potrebbero andare nella direzione di conoscenza e valorizzazione del periodo storico e culturale del primo Novecento, in cui la città di Varese tanto si distinse. Noti esempi della città giardino sono lo splendido Hotel Palace, il Padiglione Liberty sul Lungolago di Laveno, Villa Recalcati e l'Hotel Villa Borghi a Varano Borghi, di cui la Redazione si è già occupata e tornerà presto a trattare.
Un'occasione da non perdere, quindi, per valorizzare il patrimonio locale, nella speranza che la conoscenza della storia e dell'arte locale possano essere sempre ricoprire grande spazio nella coscienza collettiva.