Faenza – È stato uno dei più originali e liberi scultori italiani, lontano da raggruppamenti, scuole, movimenti, stili e mode Giacinto Cerone (1957-2004) al quale è dedicata la mostra “L’Angelo necessario” di recente apertura al MIC museo internazionale della ceramica.
L’irruenza del suo linguaggio si misura a partire dai differenti materiali impiegati sia nella produzione scultorea (legno, ceramica, plastica, metallo, marmo, gesso, pietra) sia in quella disegnativa, per lo più indipendente dalla realizzazione delle opere plastiche, oltre che nell’uso di tecniche legate alla velocità e alla gestualità.
Faenza è stata per Cerone una meta preferenziale fin dal 1993, quando alla bottega Gatti ha realizzato una serie di ceramiche smaltate utilizzando tecniche di lavoro di forte espressività e sperimentando un grande varietà di colori e forme.
Dell’artista il MIC che possiede diverse opere nella sua collezione, a venti anni dalla sua scomparsa, ha dedicato a Cerone una grande mostra che raggruppa circa 45 sculture di vari materiali e periodi, più una serie di 35 disegni (alcuni di grande formato), privilegiando il modo stesso di operare dell’artista: per serie tematiche (come nelle rosse Malerbe, i Fiumi vietnamiti, i Gessi, i Metalli) o per singole opere dal carattere emblematico e per certi versi iconico e funerario (come Cenacolo e Ofelide).
È in questa tensione che si gioca, nella diversità dei materiali, la struttura curatoriale della mostra L’Angelo necessario, quella sorta di “figura approssimativa”, “intravista, o vista un istante” descritta dal poeta statunitense Wallace Stevens e spesso delineata in modo inafferrabile nelle imperfette e liminali figure della statuaria interrotta di Cerone.
La mostra, a cura del critico d’arte Marco Tonelli, promossa dal MIC col sostegno dell’Archivio Cerone e di prestatori privati vuole delineare la figura di uno scultore a tutto tondo e di una scultura totale (capace di distendersi orizzontalmente o addossarsi alle pareti)di un artista attento anche al modo di installare le proprie esposizioni come fossero esse stesse opere in sé.

Accompagna l’esposizione il catalogo (edito da Corraini) con testi di Claudia Casali (direttrice del MIC), Marco Tonelli (curatore della mostra) e apparati di Elena Cavallo (moglie dell’artista e Responsabile dell’Archivio Cerone). Apertura al pubblico sino al 27 aprile da martedì a venerdì dalle 10 alle 14; sabato, domenica e festivi, 10 – 18. Ogni domenica, alle 11 visita guidata inclusa nel prezzo del biglietto. Prenotazione obbligatoria.