Un collezionismo anticonformista, quello di Mario Bigetti, vicino a Caravaggio per la sua ribellione ed anarchia espressa attraverso l’arte, che ci racconta perché, al contrario di altri, non fa mistero dei dipinti che possiede:
«sono un rivoluzionario anarchico, ma nel senso buono, e il Caravaggio è espressione di questa anarchia, un’anarchia pittorica. Lui è il primo pittore moderno, non fa disegni e nel tempo è stato criticato perché era contro l’Accademia. Un potenziale distruttore dell’Accademia. Infatti è stato dimenticato ed è stato riscoperto e rivalutato solo nei primi del Novecento, con l’arte moderna e il futurismo. Ho mandato il dipinto a numerose mostre gratuitamente e volentieri e ho soltanto voluto che mi facessero un po’ di assicurazione. Sono un fanatico di San Filippo Neri – patrono di Roma – e di San Carlo Borromeo – patrono dei bambini – che ha rifiutato di essere cardinale, un po’ come Caravaggio. Tutti di cultura francescana tra l’altro. Il dipinto l’ho promesso per il quattrocentesimo anniversario della confraternita. Ho mantenuto la promessa e sono felice così. Le mie cose non le ho mai nascoste mentre molti antiquari le nascondono per commerciarle. Io le ho sempre fatte fruire alla gente, agli studiosi. Io ho sempre mostrato le mie opere».