Busto Arsizio – L’artista Francesco Marelli, torna allo Spazio Arte Carlo Farioli a bordo di nuove imbarcazioni. I “Vascelli fantasma”, del 2014, si sono trasformati in navi , o meglio in navette e, abbandonate le placide acque, continuano il loro racconto in un morbido mare di stoffa.
Sono la forma e il movimento il filo conduttore che lega la precedente esposizione con “Come navette in un opificio 2″, allestita sino al 2 giugno, nella sede dell’Associazione di via Silvio Pellico.
La navetta diventa il simbolo di un collegamento con la memoria del nostro luogo: l’industria tessile.
” Una sorta di legame – spiega l’artista – con quella che è stata la caratteristica della nostra area geografica. Le navette e tutti quegli strumenti che facevano parte della cultura dell’industria tessile, come le fusarole e le spolette, sono ricostruiti mantenendo le forme e raccolti in una sorta di museo etnografico. Il “sapore” è questo: esporre questi vecchi attrezzi trasformati in altro, trasfigurati in qualcosa che diventa più vicino a noi, permettendoci così di ricordare”.
Strumenti che rivivono nell’originale scelta del materiale con i quali sono realizzati: il tessuto. Stoffe leggere che Marelli ha imbottito e cucito, usando il filo come fosse un pastello, in giochi di contrasti, sovrapposizioni e legature. Un’idea attinta dall’esperienza di scenografo che l’artista ha trasportato nelle sculture.
La mostra è un’immersione nel colore. Da sempre nelle opere dell’artista trionfano tinte calde, come gli arancioni e i gialli che irrompono nei suoi lavori in gioiose esplosioni .
“E’ come se l’antico strumento attraverso il colore e questo tipo di esposizione, – precisa l’artista – riprendesse la sua vita e il valore che deve avere nella società: una sorta di giusta memoria alla quale guardare senza nostalgia, ma cogliendone il significato e la forza che ha avuto. L’oggetto diventa così contemporaneo e non più un reperto archeologico. In merito ai colori, prediligo l’arancione, perché è la luce, il tono predominante del tramonto. Potrebbe avere una connotazione anche negativa, ma per me, è la parte magica della giornata, la più calda; il sole nel suo calare, lascia questa impronta di estrema bellezza e benessere”.
Ecco il potere straordinario e la magia dell’arte: l’ “immortalità” del passato , la veggenza sul futuro, la libertà, l’evasione dalla realtà e il sogno!
E nella magia del sogno, le navette iniziano un nuovo viaggio tra le “pareti” di un mare bianco, sul quale lasciano scie di giocose imprese che incantano i visitatori tra labirinti di arte, poesia e suoni di antiche e insieme rinnovate melodie.
Tutto questo è Marelli, artista di grande sensibilità, versatile, capace di fondere differenti espressioni e linguaggi quasi come in un gioco.
L’occasione per ammirarlo in altre vesti, quali cantastorie, poeta e musicista, sarà la sera di venerdì 24 maggio, alle 21, al ristorante “La Rava e la Fava”, nell’appuntamento intitolato “Dalle fusarole a chissà dove”, organizzato nell’ambito della mostra, che vedrà la partecipazione di altri artisti quali: Dome Bulfaro (poeta), Giulio Callegari (archeologo) e Massimiliano Varotto (musicista).
Un’ altra data da segnare in agenda è quella del 2 giugno alle 18, nella sede di via Silvio Pellico, quando, con un finale a sorpresa, Francesco Marelli chiuderà l’esposizione.
“Come navette in un opificio2”, orari al pubblico: da giovedì a sabato dalle 16 alle 19; domenica 10.30-19.