Milano – Non a caso per ammirare “Argan 39”, l’istallazione in corso presso la Nuova Galleria Morone nello spazio della Projec Room, è necessario scendere una rampa di scale e inoltrarsi in un progetto a lungo termine messo in atto da Mitra Azar (1983) costruito, allo stesso tempo, sulla storia mineraria di una precisa zona della Sardegna e il patrimonio personale scoperto dall’artista nell’archivio del proprio nonno e bis nonno, fotografi che documentarono il lavoro dell’industria mineraria nel Sulcis Iglesiente dalla fine del 1800 sino alla metà degli anni ’40.

Mitra Azar ha definito un percorso il cui avvio è dato da una serie di oggetti tra cui una insegna luminosa creata a partire da un timbro trovato su una fotografia del bisnonno quale testimonianza dello stabilimento fotografico da lui fondato in Sardegna che poi divenne l’archivio Pizzetti composto da oltre cinquecento mila scatti, purtroppo per la maggior parte perduti.

Accanto al logo dei minatori sardi compare uno spaccato di roccia il cui rimando è a due video posti l’uno accanto all’altro.

Il più recente, girato con un drone descrive dall’alto quei luoghi di lavoro abbandonati, l’altro è un filmato originale che documenta il lavoro dei minatori.

Il percorso si compie in una teca dove sono custoditi negativi e positivi che testimoniano precisi momenti di lavoro ma anche immagini di affettivo tenore famigliare.

Non mancano le lastre di vetro accanto ai differenti formati di pellicole, il tutto volto a definire una traccia storica di fondamentale importanza.

 

Mitra Azar – “Argan39”, Milano, Nuova Galleria Morone, Via Nerino 3. Fino al 10 maggio. Orari: lunedì-venerdì 11-19; sabato 15-19

 

Mauro Bianchini