L' arte di Pedretti e' composta da sensazioni forti. Luci accecanti, onnipresenti lacerazioni, tagli fotografici non più' di moda. Predetti compone anche il" non più' osservato", infatti. 

Paludi, campi incolti coperti di neve, montagne brumose e senza nome sono per noi soggetti privi di interesse e significato, per Pedretti sono invece protagonisti. Piuttosto che allargare la visione ad un paesaggio arcadico e idilliaco, lui la restringe sul quotidiano privo di interesse.

Molte delle sue opere potrebbero essere ciò che vediamo dal finestrino di un automobile passando in autostrada, e proprio perchè impegnati alla guida e con lo sguardo all'orizzonte, non riusciamo più ad osservare ciò che avviene e si svolge nella coda dell'occhio, nella nostra visione periferica. Pedretti si ferma, ascolta queste visioni e le propone a noi. Ci accompagna per mano verso queste gemme dimenticate. E non lo fa pacatamente, ci assale, ce le mostra con folgore e passione. Strappi e velocità sono la sua tecnica. 

Ampie campiture di colori decisi e irriverenti. Giallo,oltremare, bitume e antracite vengono disposti a strati e poi strappati con la spatola. Questo gesto così repentino e veloce, unito all'intramato sporco della tela che ne risulta, restituisce un magistrale effetto di tridimensionalità. 

Le sue canne spezzate e i suoi alberi paiono emergere dall'acqua nonostante in realtà, proprio per il fatto che strati di colore sono stati strappati, presentino uno spessore inferiore. Le strato di colore può anche essere essere crepato: appena steso, viene sottoposto ad un forte calore che lo frantuma,e sulla tela crea l'effetto singolare del ghiaccio che si spacca. 

Tutti questi effetti speciali, tutte queste peculiarità vengono utilizzate da Pedretti per suscitare un emozione, ma anche per lanciare un monito. Ci avverte che questi paesaggi, già entrati nella nostra visione periferica, che più non suscitano fascino e stupore, stanno per scomparire.

Relazioni – Antonio Pedretti

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Gallarate
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