Vanke Pavilion Milano. Hufton + Crow

Prima di essere architetto, Daniel Libeskind è stato musicista professionista. E di fatto non ha mai smesso di fare musica, ma ha solo cambiato strumento. “L’Architettura è come la musica: entrambe hanno bisogno di matematica e di costruzione. L’architettura è qualcosa che ha che fare con l’anima” ha raccontato Libeskind al pubblico incantato del Maga di Gallarate.

Vanke Pavilion Milano. Hufton + Crow

Per lui è stato molto importante insegnare architettura. Per alcuni anni – precisa-  ha lavorato per alcuni studi, ma l’ha trovato noioso. Il periodo dell’ insegnamento, invece, ha portato arricchimento e studio. Ha disegnato per molti anni e il disegno è fondamentale in architettura. Ricorda, infatti, che quando ha progettato il Museo ebraico di Berlino era come se esistesse già. E aggiunge che l’architetto e amico Aldo Rossi affermava che il disegno deve essere perfetto. Secondo l’archistar che ha progettato CityLife a Milano l’architettura non è altro che un modo per portare il disegno in azione.

Ma qual è lo stile Libeskind? Spesso è stato definito decostruttivista, ma il decostruttivismo è difficilmente applicabile all’architettura, che invece è fondata sulla costruzione. Si definisce un architetto tradizionale che guarda all’architettura occidentale. Un architetto consapevole di come ogni città sia un’entità storica, un prodotto della creatività umana. Ogni edificio è uno spazio storico, con una memoria. Infatti in questi anni Libeskind non ha creato dal nulla. Ne è un esempio il Museo ebraico, un edificio barocco con cui ha dialogato.

L’archistar si esprime anche sulla necessità di costruire gli edifici alti, esigenza dettata dall’abuso di risorse e dall’impossibilità di costruire ad alta densità. Secondo Daniel Libeskind è necessario cambiare attitudine, al fine di creare una città a misura d’uomo e non solo di persone abbienti. Questo deve essere l’interesse dell’architettura: rendere i luoghi vivibili.

Libeskind si sofferma, poi, sul fatto che i musei creino socialità e che debbano continuare su questa strada. “I musei riguardano l’inaspettato e, di qualunque tipo siano (arte, storia, memoria),  offrono un’esperienza spirituale. In passato erano molti i luoghi deputati alla socialità, mentre oggi mancano. Le persone hanno fame di esperienza e i musei del futuro dovrebbero rispondere proprio ai desideri dell’uomo.”

In riferimento al ruolo dell’architettura contemporanea Libeskind ha portato a esempio il progetto vinto per CityLife a Milano. Con i colleghi Zaha Hadid e Arata Isozaki propone di creare una piazza verde. L’obiettivo è far respirare una città trafficata e con molto smog come Milano. L’idea di CityLife è quella di vivere in una zona sostenibile. E se inizialmente ci sono stati molti scettici, ora la si può definire un successo di abitabilità. Il secondo esempio riguarda la città di Denver, dove il nuovo direttore del Museo vorrebbe esporre solo artisti under 30 per guardare al futuro.

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Eleonora Manzo