Il Chiostro di VoltorreIl Chiostro di Voltorre

Paesaggi del cuore, dai quali è difficile allontanarsi anche solo con il pensiero, fantasie e ricordi tipici del paesaggio dell'anima, nostalgie di quinte naturali che diventano protagoniste di romanzi e di poesie. Tutto questo e molto di più compone i "Luoghi d'incanto. Percorsi d'autore nelle terre dei laghi varesini con Chiara, Liala, Morselli, Rodari e Sereni", progetto cofinanziato da Regione Lombardia e promosso dalla Comunità Montana Valli del Verbano in collaborazione con la Provincia di Varese e i Comuni di Varese, Luino, Gavirate e Cassano Valcuvia.

Laboratori, opere teatrali e piccole pubblicazioni metto sotto la lente di ingrandimento gli autori che hanno amato questi luoghi d'incanto: Piero Chiara, Liala, Guido Morselli, Gianni Rodari e Vittorio Sereni. Ma che cosa hanno in comune scrittori tanto diversi come Liala, Morselli o Vittorio Sereni. "Proprio nulla – ha spiegato il critico Mario Novelli, docente alla Statale di Milano – anzi la stessa varietà di generi e di stili testimonia l'assortimento e la ricchezza culturale di queste terre, dove nascono e crescono valori ed emozioni da cui gli autori hanno tratto ispirazione. Luoghi amati e descritti, tra gli altri, anche da Ruskin, Rousseau, Byron, Stendhal, Flaubert.

Scrive Serena Contini a proposito di Piero Chiara: "È la calma dei paesi e delle valli, è il silenzio diffuso del lago, è la serenità tutt'intorno che divengono quiete dell'anima a farlo sentire partecipe del paesaggio. Questa empatia lo porta ad osservare nei più piccoli dettagli ciò che lo circonda, partendo da una visione globale per giungere ad esaltare il particolare, riuscendo ad individuare aspetti e peculiarità che sfuggono agli occhi dei più, sia che si tratti di un ambiente naturale, sia che si tratti della descrizione fisica o psicologica di personaggi". E ancora: "Il paesaggio non è fatto solo da quello che si vede, ma anche da ciò che si sente: suoni, rumori, voci sono intrinsecamente collegati all'ambiente e ne costituiscono la sua tipicità".

"Dal poggio di Santa Trinita di Gavirate Guido Morselli "vede" e vede ciò che poi descriverà nelle prime pagine di Realismo e fantasia. È l'occhio quindi il primo attore della sua avventura, quella che lo porterà poi a vivere sul Poggio in una casetta costruitavi qualche anno dopo e dove macererà la sua anima di grande solitario. Natura amica, vien voglia di dire. Non c'è dubbio se per amica si intende una presenza fedele, silenziosa, rispettosa delle più sottili vibrazioni dell'anima. Ma di un'amicizia particolare, competitiva direi, tesa appunto ad attivare in uno scrittore sensibile come Morselli i più laceranti meccanismi interpretativi o addirittura difensivi". (…) "Quindi un occhio che vede, ma che non si ferma alla retina. Vuole qualcosa di più, una interpretazione, un gioco di rimandi, una partita di intelligenze".
Morselli individua nella bellezza dei luoghi il suo buen retiro, nelle balze terrazzate che producono vino il suo habitat, nella resina odorosa dei Pini di Scozia il suo omaggio per Italo Calvino. Così Romano Oldrini sfoglia insieme al lettore le pagine del diario di Morselli.

E poco dopo introduce al mondo di Gianni Rodari, alla sua curiosità intellettuale, all'attenzione al mondo del sociale, maturata in terra di Gavirate. "Ogni lago ha la sua leggenda: una leggenda che ricorda le sue origini con precisione fantastica, e si tramanda di padre in figlio finchè viene fissata sulla carta e stampata, nero sul

Luoghi d'incantoLuoghi d'incanto

bianco, da qualche raccoglitore. Quanto al nostro lago, questo nostro magnifico lago di Varese, bianco sul nero se lo vedete nelle notti di luna, che si lascia comprendere d'un sol colpo d'occhio, non ha, che io sappia, una leggenda che ne racconti la nascita: nessuno dei buoni antichi ha trovato nipotini tanto poco amanti del sonno da dover inventarsi per addormentarli che gli Angeli riempiono con secchi d'oro tutta una valle… Che lago prosastico, direte voi. Adagio, c'è un compenso. Non avete mai visto, scendendo o salendo la strada così detta del Sasso, tra Comerio e Gavirate, a mano destra, una Chiesuola con un piccolo portico ed un campanile muto? No, voi non vi siete mai fermati. Se avevate la macchina rombante, non vi siete accorti di nulla: se eravate pellegrini francescani, non vi siete fermati a guardare attraverso una finestrella, nella penombra di questa chiesa dedicata alla Santissima Trinità. E nemmeno vi siete seduti sul muricciolo del portico a guardare quel po' di lago che trema lontanamente. Questa chiesa ha una leggenda".

L'itinerario prosegue e si incontra il paesaggio geo-letterario dei versi di Sereni. Barbara Colli spiega: "A Luino Sereni tornava sempre volentieri e l'attività legata alla "Rotonda", insieme con gli amici milanesi, piemontesi, toscani invitati a collaborarvi, era stata voluta e sostenuta per l'opportunità di rinsaldare un contatto che in altri tempi si era rarefatto. Nel ricordo della moglie Maria Luisa tornava più volte il resoconto che Sereni faceva del momento del distacco da Luino, quando, conclusa la quinta elementare, in una mattina estiva era partito con il padre e la madre alla volta di Brescia, dove Enrico Sereni, funzionario di dogana, si era fatto trasferire (o meglio era stato trasferito, data la sua preferenza per Milano) per consentire al figlio di proseguire gli studi nel ginnasio inferiore, a cui era stato ammesso (unico tra i compagni di scuola ad aver sostenuto l'esame) e che a Luino non esisteva (obbligandolo dunque al lungo tragitto giornaliero verso Varese, che allora, con il tram che percorreva la Valganna, richiedeva un'ora e mezzo di viaggio)".

"Il paesaggio nelle innumerevoli pagine di Liala non è certamente un elemento preminente: nei suoi romanzi sono i sentimenti e la loro evoluzione, espressi in continui dialoghi, a dominare e a determinare le vicende. Quando la scrittrice si sofferma su descrizioni paesaggistiche, queste sono sempre intimamente legate allo stato d'animo dei suoi personaggi. (…) Una delle passeggiate preferite da Liala – che amava osservare il paesaggio rimanendo in assoluto silenzio – era andare in Valganna e ai suoi laghetti, luogo citato più volte nei suoi scritti…". È ancora la Contini ad accompagnare il lettore tra le pagine firmate da Liala.