zibidoCasa Pusterla

Il viaggio di Artevarese dedicato alle testimonianze di pittura profana nelle dimore rinascimentali si chiude nel milanese, là dove era cominciato.
Questa volta, un edificio ancora poco conosciuto, a Zibido San Giacomo, con importanti affreschi e un nome che aleggia, quello di Leonardo da Vinci.

Casa Posterla.
Conosciuta come Ca' Granda è oggi una residenza privata, le cui origini risalgono però alla seconda metà del Quattrocento, quando fu edificata per volere di Francesco Posterla. Si presenta come la classica residenza quattrocentesca rurale, di struttura rettangolare, di medie dimensioni, decorata da finestre ogivali in cotto.

Gli affreschi.
La sorpresa negli anni Sessanta, quando al primo piano dell'edificio venne scoperto, al di sotto dell'intonaco un ciclo di affreschi che ricopre tutte le pareti della stanza. Un ciclo pittorico in tre fasce, a partire da uno zoccolo alto oltre un metro, che presenta una serie di animali: un capro di fronte a una lince, un cane che insegue una lepre, un cavallo e un grifone, un cinghiale e infine un cervo. Gli animali sono separati fra loro da tondi, che raffigurano scene tratte dalle favole di Esopo. È tipicamente rinascimentale la tendenza a recuperare episodi, testi letterari e personaggi dell'antichità classica.

Fra mitologia e ritratti di famiglia.
La fascia più alta riporta coppie di tritoni, leggendari mostri marini, separati da fontane e uccelli, che sorreggono medaglioni in cui si trovano inseriti gli stemmi familiari dei Pusterla. Anche in questo caso un elemento già visto, ad esempio in casa Vismara a Legnano.

La scena principale.
La fascia centrale, alta oltre due metri, è senza dubbio la più interessante, ma anche la più enigmatica. Sono infatti raffigurati uomini ad altezza naturale, di diverse età, raffigurate con i costumi dell'epoca. Al di sopra una giovane donna e un vecchio tengono una rete. Seguono poi scene di vita dei campi, ad esempio due donne intente nella filatura.

zibidoCasa Pusterla


Una scena inquietante.
Sulla parete sud sono presenti alcune case e dalla porta di una di esse si affaccia una giovane donna, dai capelli sciolti, mentre poco più in là si vede una signora che agita il fuso contro una coppia abbracciata. Chiude la fascia decorata il dio Mercurio, raffigurato vicino alla porta, elemento che ricorda la sua funzione nella mitologia classica, di traghettatore delle anime dei defunti.

Il significato.
La scena è senza dubbio ricca, ma anche di difficile interpretazione. Si può intendere il tutto in modo simbolico, e leggere le immagini come metafora della vita. Sugli uomini di diverse età, che sono raffigurati felici, pende tuttavia la morte, raffigurata dalla rete. La giovane donna che esce di casa incontra il suo amante, con il quale si abbraccia, ricevendo così la minaccia dell'anziana che tiene il fuso. La presenza di Mercurio lascia ipotizzare una morte violenta della coppia, forse raffigurata nel ciclo, ma distrutta dall'apertura di un camino. Gli studiosi parlano di pittura umanistico-moraleggiante, un po'come si è visto nella sala dei vizi e delle virtù a Masnago.

Il tocco in più.
Sulla parete nord, chiaramente aggiunti in seguito, e non pertinenti alla scena, sono raffigurati un nudo maschile, colto di spalle, mentre sulla parete orientale un uomo a cavallo e una testa maschile. La mano si distingue dall'intero ciclo di pitture e alcuni studiosi attribuiscono il tocco addirittura a Leonardo da Vinci, che visse a lungo nel Milanese.
Con Zibido San Giacomo, famoso anche per un sarcofago di epoca romana, si chiude il viaggio nella pittura profana del Quattrocento. Un viaggio nell'arte e nella storia di tutti noi.