La quadreria – Uno dopo l'altro prendono vita i ritratti che sfilano lungo le pareti della Quadreria dell'Ospedale, collocata al primo piano del padiglione Centrale, che ha aperto le porte al pubblico in occasione della Festa del Patrono, per il sesto anno consecutivo.
Animati dalla parole di Giuseppe Pacciarotti, che ha condotto la visita all'esposizione, i cari personaggi bustesi parlano di sé e tracciano insieme il quadro della città degli ultimi tre secoli. La collezione accoglie le sue prime opere a partire dal Settecento ed è costituita da 108 ritratti di benefattori. La prima e la più significativa è infatti quella del canonico Benedetto Landriani, che ha dato il via a una gara di donazioni tra le famigli abbienti della città, fino ad arrivare circa agli anni Settanta del Novecento, dove alle donazioni artistiche si sono sostituiti contributi per il restauro delle opere più danneggiate.

I protagonisti
– E' questo il caso del sopraccitato curato Landriani, che ha subito recentemente un restauro. Isabella Pirola, la restauratrice che se ne è occupata, spiega come l'intervento abbia messo in luce tanti particolari significativi che ne accentuano il carattere di quadro da "parata", cioè volutamente celebrativo del proprio prestigio sociale. Lo stesso trattamento 'curativo' ha interessato il ritratto della signora Teresa Lualdi, moglie del sindaco Giuseppe Lualdi, che ora nuovamente sfoggia la sua mise da nobildonna, nel suo abito elegante e nei gioielli preziosi, grazie al restauro di Nicoletta De Bernardi sponsorizzato dal Lions Club di Busto Arsizio. Per entrambi i soggetti sono stati allestiti pannelli espositivi che mostrano i passaggi più salienti del processo di restauro.

Pacciarotti e la restauratriciPacciarotti e la restauratrici

A seguire in questa sfilata di celebrità, troviamo Biagio Bellotti, nel suo splendido autoritratto che rivendica la connotazione baroccheggiante che gli è propria, nelle tenui tinte pastello. Tra i canonici spiccano sicuramente Giuseppe Candiani, nipote del Bellotti, e Monsignor Luigi Tosi. La collezione prosegue poi per raggruppamenti in famiglie, in un succedersi di eccellenze che hanno reso possibile la crescita economica, culturale e sociale di Busto Arsizio. Solo per citarne alcune, troviamo le famiglie Tosi, Milani, Borri, Gabardi, Venzaghi, Dell'Acqua, Candiani e Garvaglia.
Accompagnati dalle spiegazione di Pacciarotti, quei volti dapprima un po' distanti acquistano fascino e familiarità, anche in virtù dei tanti aneddoti storici che scaturiscono dalla narrazione.

Esempi di virtù
– La storia che si dispiega tra i volti fieri di questi personaggi è inoltre illustrata da curatore nel volume "Un volto, una storia – La Quadreria dei benefattori dell'Ospedale di Busto Arsizio", pubblicato nel 2007: una storia questa che riguarda noi tutti, perché ancora in grado di insegnarci qualcosa: aldilà del valore artistico, più o meno lodevole, tra cui degni di nota sono gli artisti Salvatore Bianchi, Biagio Bellotti, Giuseppe Molteni, Antonio Introini detto il Piturèl, Alessandro Pandolfi, Carlo Grossi, Carlo Bonomi, Mario Somasca e Waifron Torresan, quello che emerge è sicuramente un insegnamento morale: ammirevole in tutte queste personalità è, infatti, quell'orgoglio bustese che traspare dalle loro espressioni, chi nello sguardo fiero, chi nelle autocelebrazioni volutamente esibite del proprio prestigio sociale, chi semplicemente reggendo la Gazzetta dello Sport con l'intestazione ProPatria in prima pagina. Tempi quelli in cui numerosi erano i titoli di Cavaliere del Lavoro guadagnati dagli imprenditori bustesi e che forse dovrebbero far riflettere su quanto di quello spirito civico si sia conservato ancora oggi.