I. Legnaghi, PortaI. Legnaghi, Porta

Un simbolo forte – La Porta di Igino Legnaghi si è chiusa. L'affascinante ed evocativa scultura in ferro che  accoglieva i visitatori arrivati da via Monguelfo lungo la strada nel parco che porta alla sede del Museo d'arte moderna e contemporanea, al Castello di Masnago, è stata trasferita altrove per volontà del collezionista che la prestò alcuni anni. Era lì, a suo modo, un simbolo di una certa vocazione del museo ad aprirsi alla scultura più attuale, un invito inatteso, una presenza contemporanea altera, stagliata contro il bianco dell'edificio.

Materiale anartistico – Nel 2000, l'allora direttrice Marina De Marchi volle allestire una personale a Legnaghi, già docente di scultura a Brera e figura di spicco nell'ambito della generazione di artisti non figurativi, attestati sull'utilizzo di materiale anartistico, ma denso di stratificazioni; come i ferri di riporto, piuttosto che l'anticorodal e di una visione sculturale in grado di coniugare la precisione del procedimento realizzativo al palpito eppure vivo dell'emozione.

La bellezza matematica – In quella occasione, un piccolo percorso antologico del suo lavoro, l'artista volle aggiungere alle due grandi scultura già donate alcuni anni prima, quando si andò costituendo il fondo di opere contemporanee al Castello, un'altra opera: La Porta, appunto, realizzata in ferro, ispirata all'idea monumentale e scabra dei frontoni dorici, piuttosto che al clangore bellico della saga degli Atridi, venne prestata da Arte Studio Invernizzi per quello che doveva essere una finestra sul lato più arcaico della sua opera, quella ispirata dalle suggestioni del viaggio, dalla tracce di cultura e di formalizzazioni 'classiche' di Legnaghi per il quale la scultura, anche la più programmaticamente contemporanea nelle forme e nei materiali non può prescindere da remoti, ma matematici, e dunque non transeunti ideali di perfezione armonica.

Sotto le intemperie – L'opera, dopo la mostra che aveva tra le sue motivazioni quella di valorizzare il patrimonio già presente al museo e gli artisti che in quegli anni contribuirono generosamente all'arricchimento del suo patrimonio, è rimasta lì, fino a pochi giorni fa, subendo le intemperie e purtroppo anche le testimonianze non troppo civili di alcuni. Dopo quasi sette anni, lo spazio espositivo milanese che ha nel suo 'portfolio' il lavoro dello scultore veronese e che nel 2006 gli ha allestito una personale, è venuta a riprendersi il lavoro.