L'allestimento della mostra in Villa MorottiL'allestimento della mostra in Villa Morotti

Si può ancora scommettere sulla pittura, sperare che essa rivesta un qualche ruolo nel turbolento panorama dell'arte odierna ed avere un futuro? Si può, insomma, parlare di "pittura 2.0" o, nonostante tutto, possono sopravvivere i richiami ai grandi padri dell'arte del passato? Forse questo si sono domandati Marc Angeli, Vincenzo Cecchini, Sandro De Alexandris, Walter Gadda, Claudio Olivieri, Giorgio Vicentini, trovatisi uno accanto all'altro nella mostra aperta al pubblico in Villa Morotti a Daverio.

I monocromatismi secchi di Vincenzo Cecchini e Sandro De Alexandris si presentano coesi e ieratici, creano spazi di attesa e sospensione, sono tracce e presagi di altri accadimenti. La pittura, nei lavori di Marc Angeli e Claudio Olivieri, ci viene restituita come un territorio morbido, reattivo, ricco di sostanza cromatica e di ombre piene.
Scrive Olivieri: "E' lontano il giorno in cui ad Olimpia Prassitele mi fece capire che la luce non si posa sul mondo ma lo rivela fondandolo; io, da quel giorno, vivo di quella sorgente, sempre temendone lo svanire, inseguendone il bagliore, perdendone le tracce, per poi, brancolando rinvenirle e continuare a vivere".

L'allestimentoL'allestimento

Scrive Madesani in catalogo: "Interessante è il dialogo che si viene a creare tra le diverse opere, i diversi modi di affrontare la pittura oggi, un tempo in cui l'arte contemporanea è fatta di obblighi. Qui mi pare di scorgere, invece, una certa libertà di atteggiamento, una volontà di ricerca che va oltre le regole del sistema. Si tratta di artisti appartenenti a due generazioni, nati fra la metà degli anni Trenta e la metà dei Cinquanta, con storie diverse, che lavorano con un linguaggio simile. Un linguaggio della storia dell'arte, che qui è declinato in maniera diversa con una chiara presa di posizione".

Artisti differenti, non c'è che dire, ma certamente accomunati da una lunga ed insistita ricerca e relazione con gli strumenti propri della pittura, con il colore, impastato o colato, imprigionato sotto un velo di plastica o addensato fino a formare una patina vellutata ed organica.
Un ruolo – ed un destino fondamentale – viene giocato dal supporto e dal fondo dell'opera: su di essa il colore forma sinuosi profili e campiture uniformi che tuttavia sprofondano letteralmente nella terza dimensione.
"La texture pittorica è salva, ancora non è stata immolata", verrebbe da esclamare.