Massimiliano NeressiMassimiliano Neressi

Dagli antichi fondali marini – È una pietra antica 25 milioni di anni quella che decora i prospetti e gli interni di molti palazzi, chiese e cappelle delle province di Varese, Milano, Como e Lecco. Formatasi nei fondali marini ai tempi in cui la Pianura Padana era una grande distesa di acqua dal clima tropicale e le Alpi erano poco più che colline in via di formazione, la pietra molera si distingue per la sua composizione argillosa e sabbiosa che la rende tagliente, ma anche fortemente sensibile agli agenti atmosferici.

Dall'uso sporadico a quello consapevole – Definita 'molera' per l'uso che se ne fece in tempi recenti in ambito industriale per costruire le mole da macina e da affilamento, questa arenaria cominciò ad essere sfruttata nelle zone intorno a Malnate, luogo in cui vi è un'alta concentrazione del materiale, dapprima in maniera sporadica, per esempio nel muro di cinta dell'antica Castelseprio (VIII sec.), poi, nel XIV secolo, in maniera consapevole e massiccia, come testimoniano i monumenti architettonici ed artistici del borgo castiglionese. Spiegava infatti Naressi che "gli architetti del cardinale Branda Castiglioni accortisi della presenza vicino a Castiglione Olona di una pietra simile a quella serena, tipica della Toscana da cui provenivano, e che erano abituati a lavorare, iniziarono ad utilizzarla nei monumenti che ancora oggi vediamo nel borgo, dal Palazzo Branda alla Chiesa di Villa, dal Palazzo dei familiari del cardinale alla Collegiata".

Tra Varese, Como e Milano – Quello di Castiglione fu però solo l'inizio di un uso, come materiale da costruzione e decorativo, che man mano si diffuse sempre di più, tanto che la pietra molera si ritrova nella cappella di San Rocco, nella chiesa di San Matteo e in un'edicola votiva di Malnate, ma anche nel castello di Azzate e in un simbolo araldico posto all'ingresso di un antico palazzo al Sacro Monte di Varese. Ma le testimonianze proseguono fino a coinvolgere la zona del comasco e la stessa Milano, dove la molera fu utilizzata nel XVII secolo per edificare la scala dei Chiostri di San Simpliciano e nel 1812 per costruire la facciata di Palazzo Saporiti. E l'elenco potrebbe continuare fino a giungere a ridosso del Novecento, quando questo materiale lapideo fu destinato all'industria delle mole.

Il Palazzo BrandaIl Palazzo Branda

Nell'era industriale – Tra XIX e XX secolo la molera conobbe un ulteriore sfruttamento intensivo. Le cave malnatesi, come quella dietro il "Sass della Stria", quella alla base del Monte Crignolo, quella dei "Bagoderi" e dei "Vernacci" divennero fonti di estrazione primaria per la produzione di mole all'interno della ditta "Ermoli" di Malnate che diede lavoro a molte famiglie della zona. Il giro di affari fu tale che tra i molti artigiani che sapevano lavorare questa pietra, uno di loro, Ambrogio Colombo riuscì per la sua bravura a mostrare i suoi lavori all'Esposizione Universale di Varese del 1901. Dal canto loro le stesse cave alla fine dell'Ottocento erano importanti testimonianze dell'uso massiccio di questa pietra, se la guida turistica della città di Varese scritta da Giulio Cesare Bizzozzero le citava tra le mete turistiche della zona.

Il declino e il degrado – Bisogna spingersi fino agli anni Trenta del Novecento per sentir parlare di declino dell'uso della molera. La scoperta di materiali più resistenti e di tecnologie innovative furono le cause del suo progressivo disuso. La molera, infatti, pur essendo facile da estrarre e da lavorare, ha un pesante difetto, quello di essere molto sensibile alle acque meteoriche che sciolgono i calcari presenti nella sua struttura molecare con il suo conseguente e assottigliamento. Un problema cui non sono stati immuni nemmeno le decorazioni esterne della Collegiata di Castiglione, tuttora in fase di restauro.