Milano – L’atmosfera natalizia ispira la creatività: addobbi di ogni tipo e qualità adornano gli abeti accompagnati da fiocchi e fiocchetti, scintillanti lucine che, oltre a illuminare richiamano attenzione e curiosità. Ma diciamocelo, il vero simbolo del natale cristiano è il presepe.

Molti gli artisti che, dal Medioevo al Rinascimento, dal Barocco all’arte contemporanea, si sono dedicati al delicato tema creando dei veri e propri capolavori senza tempo densi di significati e simboli iconografici.
Davanti ad un Presepe, riaffiorano i ricordi dell’infanzia e per i più piccoli iniziano. Così nascono le passioni e da queste il desiderio di collezionare presepi.

Il Museo Diocesano Carlo Maria Martini da qualche giorno, in occasione del ventesimo anniversario di fondazione, ospita uno dei capolavori d’arte sacra del XVIII secolo milanese: il Presepe del Gernetto. Composto da circa sessanta personaggi, dipinti su carta e cartoncino sagomati, costituivano almeno tre nuclei distinti, per la maggior parte dipinti da Francesco Londonio (1723-1783), uno dei più importanti artisti lombardi del Settecento, specializzato nella rappresentazione dei presepi, scene campestri e raffigurazioni di animali.

L’opera, entrata nelle collezioni del museo nel 2018 grazie alla donazione di Anna Maria Bagatti Valsecchi, proviene a sua volta dalla raccolta Cavazzi della Somaglia di Villa Gernetto, a Lesmo, acquistata nel 1772 dal Conte Giacomo Mellerio (1711-1782), dove il Londonio era solito trascorrere lunghi periodi di villeggiatura.

Nel corso dell’Ottocento, quando fu chiara l’importanza e la rarità del complesso, gli eredi Mellerio, fecero montare le sagome entro cornici ovali e rettangolari e lasciate come decoro stabile per i saloni della residenza brianzola. Il celebre presepe del Gernetto è citato in tutte le pubblicazioni relative alle rappresentazioni della Natività in Lombardia e in quelle dedicate a Francesco Londonio.

La mostra al Museo Diocesano intende essere anche lo spunto per riflettere sulle origini del presepe, sulla sua storia, su una tradizione e, in particolare, sui cosiddetti “presepi di carta”, che si diffondono a partire dal XVII secolo, con figure dipinte a tempera o a olio su carta, cartone, tavole di legno e più tardi anche stampate. Le scene principali del presepe sono state restaurate nell’ambito della XIX edizione del programma Restituzioni di Intesa Sanpaolo.Altre figure sono state restaurate grazie alla generosità dell’Associazione Volontari del Museo Diocesano.

L’esposizione, a cura di Nadia Righi e Alessia Devitini, rispettivamente direttrice e conservatrice del Museo sarà visitabile sino al 6 febbraio con i seguenti orari: martedì- domenica, 10-18.