Treviso – A definire come l’arte sia stata in grado di raffigurare i conflitti, le relative conseguenze e le rinascite dopo i disastri provocati dalle guerre, senza però mai incidere in alcuna misura sulle decisioni dei potenti e quindi limitandosi ad assumere esclusivamente un ruolo descrittivo e di testimonianza, concorre “La guerra è finita! La pace non è ancora iniziata” allestita alle Gallerie delle Prigioni.

Quindici gli artisti invitati ad esprimersi sulle fasi che dal conflitto portano alla fine del periodo armato sino al conseguente instaurarsi della pace.
Pur riconoscendo ad ogni artista alto tenore creativo, solo del lavoro di alcuni faremo accenno.

Ad aprire la collettiva sono le immagini del fotoreporter ucraino Maxim Dondyuk, con un percorso che inizia dalla Rivoluzione Arancione di Kiev, sino all’attuale fronte di guerra.
L’esposizione prosegue con due video-saggi prodotti dalla Fondazione, di Fulvia Strano e Francesco Spampinato. Il primo contestualizza la guerra nella storia dell’arte, il secondo testimonia come l’uso della tecnologia abbia aperto distanze sostanziali tra realtà e simulazione.

Nella stretta cornice di un corridoio compare il neon di Alfredo Jaar che, prendendo spunto da una frase di Gramsci, sottolinea come le origini delle guerre trovino terreno fertile nei momenti di smarrimento sociale.

A riprodurre il modello di pianoforte che le armate americane portavano nelle loro campagne militari è la maestria di Massimo Bartolini.

Il percorso espositivo si conclude con il primo igloo di Mario Merz, “Igloo di Giap” che riproduce la frase del generale vietnamita Giap: “Se il nemico si concentra perde terreno, ma se si disperde perde forza”.

“La guerra è finita! La pace non è ancora iniziata” – Treviso – Gallerie delle Prigioni, Piazza Duomo 20. Fino al 17 settembre. Orari: venerdì 15.30-18.30. Sabato e domenica 10-13/15.30-18.30. Ingresso libero

Mauro Bianchini