Karen BerestovoyKaren Berestovoy

Argentina, lunghi anni trascorsi in Cile, radici ebraiche impresse nel nome Karen Berestovoy, poi il grande salto in Europa e un lungo filo rosso che unisce tutte questi percorsi errabondi, lontano da dove, direbbe il grande Roth. La fotografia.

Berestovoy fotografa e si prende cura delle fotografie. Se si dovesse misurare una percentuale tra le due attività probabilmente la cura professionale e il mestiere dello storico e dell'archivista prevarrebbe di molto sull'artista dell'obiettivo

Pure fotografa da quando aveva 12. Free lance da quando ne aveva 25. In Argentina, e poi in Cile dove arriva poco dopo la caduta del dittatore Pinochet. La fotografia di reportage, il dramma politico dell'America Latina la tocca, ma lo elaborerà più tardi come tema fotografico. Fin qui si dedica al teatro, allo spettacolo, al ritratto.

Ma già si butta anima e corpo nella teoria della conservazione della memoria attraverso la l'immagine stampata. La tesi che sceglie alla fine del corso di studi in conservazione in beni culturali è dedicata ad un maestro della fotografia cileno da riscoprire: Marcos Chamudes sulle cui tracce riesce ad identificare due nuclei consistenti di opere ora raccolti presso il museo Storico di Santiago della capitale cilena.

Negli anni seguenti, approfondisce le sue conoscenze nella conservazione del patrimonio storico fotografico del suo paese, è coautrice de "La storia della fotografia in Cile", ma sopratutto rifonda da zero il Museo di Fotografia dei coloni ebrei di Entre Rios in Argentina, una sorta di recupero della memoria storica della comunità di esuli ebrei russi approdati nella regione sudamericana nel 1883. Berestovoy ha studiato, analizzato, schedato e riordinato secondo i più moderni criteri l'ingente materiale sin lì conservato con un lavoro di grande valenza culturale.

Poi lo sbarco in Italia dove nel marzo scorso aveva già presentato a Villa Recalcati una installazione dei suoi lavori dedicati al ricordo degli anni delle dittature in sud America. Riunite sotto il titolo Fogli di giornale, erano esposti in una composizione allusivamente funerea immagini in piccole dimensioni tratte dai cicli “Villa Grimaldi”, “Venti anni Buenos Aires” e “Composizione grafica a partire dal dolore”, tutte realizzate 10 anni, in Argentina.

Una parentesi sottile, quella della foto di rimando sociale nel suo percorso. Molto del suo lavoro altro, andrà in mostra dal 5 novembre a Como, preso la Galleria Arte Contemporanea e dintorni.
Un lavoro di costruzioni formali, realizzato nello studio più che nell'immediatezza della strada, nellaponderazione più che nell'istante.

Tanto che il peso maggiore di questi lavori poggiano sui Raygraph; benché legati nell'immaginario all'idea che né diffuse Man Ray del massimo dell'improvvisazione e della licenza surrealista, Berestovoy ne coglie tutte le possibilità di controllo formale e di bellezza estetica.

Karen Berestovoy – Come vorrei…
4 novembre – 19 novembre 2006
Inaugurazione – sabato 4 novembre ore 18.30
Como
Galleria – Arte Contemporanea e dintorni
Via Borgo Vico 12
Info: 031-574096