Meteora - M. Pirelli 1969Meteora – M. Pirelli 1969

Italian Sales, l'arte italiana moderna e contemporanea passa alla cassa e riscuote i suoi crediti. Poco da dire. Non ci sono Burri o Fontana che tengano. Hai voglia a dire che negli Stati Uniti l'Italia è la parvenu artistica. Qui nella vecchia Europa, il pound, o l'euro, quando si tratta di arte nostrana, gira, eccome se gira.

E' dal 1999 che la maggiore casa d'asta del mondo, Sotheby's, rinnova l'appuntamento con il mercato mondiale nel segno dell'arte targata Italia. Una scelta talmente azzeccata – 15,5 miliardi fu il primo incasso otto anni fa con 53 lotti venduti su i 61 disponibili – da rendere conclamato un fatto ormai indiscutibile: l'arte italiana era diventata un fattore troppo importante nell'economia globale del mercato dell'arte, da non immergervisi a piene mani.

Attenzione, l'arte moderna e contemporanea italiana, non quella classica, storicizzata: De Chirico, dunque, Morandi, Fontana, Burri. Ma anche i più recenti Fabro, Paolini, Boetti, Manzoni.
Un business a tal punto “eccitante” che la seconda colonna del mercato mondiale, Christie's, accettò la sfida sullo stesso stesso terreno. Il risultato fu che nel giro di due mesi nella sola Londra furono battute opere italiane per il valore di quasi 40 miliardi.

Queste le cifre. A distanza di otto anni le Italian Sales sono un fatto, un appuntamento ormai tradizionale, come Wimbledon o le corse di Ascot. Ai più non è sfuggito che il 16 ottobre di quest'anno è passato per Sotheby's anche un pezzo di varesinità.

All'incanto presso lo storico edificio in New Bond Street è passata anche parte della collezione di Marinellia Pirelli , l'artista veronese, sposata a Giovanni, erede di una principali dinastie industriali italiane, e residente a Varese dall'inizio degli anni Sessanta.

P. Manzoni - Achrome, 1958-59P. Manzoni – Achrome, 1958-59

Una collezione, la sua, principalmente dedicata all'arte povera e costituitasi negli anni grazie soprattutto alle contigue frequentazioni con l'ambiente artistico romano tra gli anni Cinquanta e i Settanta, quando la Pirelli sperimentò le sue prime esperienze artistiche e gli anni della sua maturità di artista di avanguardia.

All'asta è stata battuta una sua Meteora del 1969, in alluminio e perspex, esposta al Pac di Milano e, più recentemente a Villa Panza a Varese, stimata tra gli 11 e i 17.800 euro, una quotazione eccellente per una donna per molto tempo lontano dalle vicende artistiche e dalle dinamiche del mercato.

Ma soprattutto della sua collezione privata,  innervata da indubbia intelligenza visiva, sono stati battuti un Aligherio Boetti, 120 Lettere a Konrad Fisher, del 1970-71, buste e collage su carta, stima di partenza 134.000-193.000 euro; una Ruota di Luciano Fabro, acquisita nella collezione varesina nel 1967, un'altra opera dello stesso Fabro del 1964 valutata tra i 59.500-74.000 euro, già espostaal Centre Pompidou nel 1981, un 'opera su carta di Giulio Paolini, una scultura in metacrilato di Gino Marotta acquisita dalla Pirelli nel 1968.

Infine il lotto più importante della collezione, un Achrome, dell'enfant prodige del dopoguerra milanese, Piero Manzoni, realizzato tra il 1958 e il 59; un caolino su tela, pubblicato sul catalogo generale dell'artista curato da Germano Celant partito su base d'asta tra i 474.000 e i 595.000 e la cui quotazione finale ha di gran lunga superato le previsioni.