Il vincitore davanti alla sua operaIl vincitore davanti alla sua opera

E' il colombiano Mauro Federico Romero Bayter, il vincitore della sesta edizione del Premio GhigginiArte giovani di pittura e scultura 2007. Il giovane ventiseienne, originario di Santa Fè di Bogotà, ha conquistato a mani basse la stragrande maggioranza dei voti espressi dalla giuria artistica a cui si sono aggiunti di voti di altri 70 giurati che nelle due settimane di esposizione hanno visitato la mostra in galleria.

Nominato vincitore del Premio, che quest'anno ha visto ulteriormente accrescere la sua diffusione geografica, Mauro Federico ha subito chiamato la mamma a Genova, per comunicarle commosso l'esito. Sorridente, un po' intimidito  dalla presenza dei fotografi, costretto a pose davanti alle sue opere, il giovane artista si è rivelato dotato di straordinaria semplicità umana, a dispetto delle sue immagini fotografiche che ne presentano una immagine da ganstarapper.

Invece la storia che racconta e il modo con cui lo fa, lo rende terribilmente tenero, oltreché dotato di un pittura inevitabilmente incisiva, sostenuta da una intelligente ed ampia cultura visiva, che si è appropriata nel solco di una continuità con una certa grande tradizione europea.

Studio di MedellinStudio di Medellin

"Sono arrivato a Genova 10 anni fa – racconta – con mio fratello e mia mamma; non è stato facile da stranieri. Mia madre, da sola, ha trovato lavoro, ha comprato una casa, ci ha fatto studiare. Mi ha insegnato la serietà ma sopratutto la semplicità di essere".

Un italiano forbito, qualche difficoltà sui nomi forse, ma la sua nuova lingua la mastica elegantemente almeno quasi quanto la pittura che fa. "Mio nonno era professore di storia dell'arte presso la facoltà di Belle Arti di Bogotà. Le mie prime letture sono stati libri di Velasquez e ho cominciato a disegnare che non avevo ancora due anni". Una specie di predestinato; che ha incrociato il Premio Ghiggini grazie anche alla sua fidanzata, varesina. Quando si dice il caso.

Il Premio GhigginiArte, ottenuto in un confronto che Bayter riconosce di ottimo livello, cade in un momento di particolare attività: una personale appena conclusa per la galleria Roberto Rotta Farinelli, storica presenza a Genova, la partecipazione a ArteGenova 2007 e una nuova personale prevista per l'inizio di autunno a Ferrara e i lavori già in corso, all'indomani della vittoria varesina, per la mostra-premio che Emilio Ghiggini organizzerà. come da tradizione, al vincitore alla fine dell'anno.

Lavori in corso, dunque per il giovane colombiano, diplomato a Brera e attualmente impegnato a frequentate i corsi di abilitazione alla didattica presso la stessa accademia. Per il quale il giovane non esita a muovere qualche critica: "E' un po' un casino, occorrerebbe una selezione iniziale più dura o almeno una ristrutturazione degli spazi: così com'è, è un calderone".

Bayter con Emilio GhigginiBayter con Emilio Ghiggini

Che non impedisce tuttavia a più dotati di emergere: è il caso ad esempio di Emanuele Dottori, arrivato secondo in una ipotetica classifica del Premio, assistente di Roberto Coda Zabetta e gratificato da una prossima mostra al Punto Oberdan di Castelseprio.

Lo stesso Bayter riconosce: "Quando sei in Accademia, devi avere in testa il tuo fine preciso, senza distrazioni. Sembra che chi la frequenti non faccia nulla. In realtà molti di noi si applicano come se stessero facendo medicina, con la stessa serietà e lo stesso impegno. Quando io mi approccio alla pittura sono quanto di più testardo. E del resto la pittura è divorante, è qualcosa che hai in testa e non ti abbandona mai".

Allievo in pittura di Franco Marrocco, artista saronnese di ampie e libere vedute, Bayter ha ben chiari i suoi terreni di riferimento: il magistero di Giacometti e di Bacon, l'imprescindibile Kiefer, ma è particolarmente attento anche alla figurazione urbana italiana delle ultime generazioni: Velasco, Papetti, o il decano Giancarlo Ossola, altre grande interprete di solitudini urbane, di interni disadorni ed erede a sua volta di una lunga tradizione che guarda a Sutherland.

La stessa tradizione, resa ancora più febbrile da un segno, veloce, guizzante, determinante, nella quale si innesta il giovane colombiano, le cui opere spesso monumentali di due metri per un metro e mezzo, ritraggono, questo almeno quello che si vede nelle vedute che hanno sbancano il Premio Ghiggini, una visione urban, anche della  sua Colombia, grigia e cupa di smog, illividita, scheletrica, desolata, in prospettive aeree suggestive quanto fulminee.