Castiglione Olona – Il viaggio tra i dipinti e i capolavori dedicati alla Passione di Cristo, accompagnati dalla critica e storica del’arte Lara Scandroglio, continua con la contemplazione di un’ interessante opera custodita al Museo della Collegiata: la suggestiva “Crocifissione” attribuita al fiorentino Neri di Bicci.
Il nostro artista nacque a Firenze nel 1419, si formò nella florida bottega di pittura che fu del padre e ancor prima del nonno.  Una dinastia di pittori anche se Neri non raggiunse mai la fama del padre Lorenzo, uno tra i famosi esponenti del gotico toscano, ma ebbe però una fiorente produzione e molte sue opere sono tuttora conservate in alcune chiese di Firenze e in zone limitrofe. Sebbene considerato tra i pittori minori seppe crearsi uno stile riconoscibile come l’uso di colori in tonalità forti che danno vitalità alla sue produzioni.

Circa a metà degli anni Quaranta, Neri dovette assumere la gestione della bottega paterna, iniziando così una serie di produzioni e committenze (in particolare nell’area tra Siena e Firenze) come racconta il suo diario di bottega, conosciuto con il nome di Ricordanze, nel quale l’artista annotò, con ricchezza di dettagli, le proprie attività. Le Ricordanze sono conservate alla Biblioteca della Galleria degli Uffizi a Firenze e con altri diari consentono di ricostruire l’immagine dell’artista. In queste preziose pagine viene descritto uno spaccato dell’attività del pittore che, oltre alla produzione di pale d’altare, fu impegnato nell’esecuzione di paliotti, di immagini dedicate alla devozione domestica, di restauri e ammodernamenti di opere già esistenti. Neri morì a Firenze il 4 gennaio 1492 all’età di 73 anni.

Lasciamo le atmosfere toscane e torniamo al presente tra le mura della collegiata di Castiglione Olona. Come testimoniano i documenti quattrocenteschi, qui veniva conservato un tesoro, tra dipinti e oggetti, parte del quale saccheggiato nel 1513 da mercenari svizzeri. Un episodio che non segna l’unico dramma della collegiata. Come narra la sua storia, infatti, circa due secoli dopo, nel 1780, fu anche danneggiata da un incendio che distrusse la sagrestia.
Dal maggio del 2013 le opere sono esposte in tre sale dell’antica Canonica del complesso, costruzione che risale all’epoca del cardinale Branda, personaggio di grande rilievo al quale si deve in gran parte la ricchezza artistica del luogo. Fu grazie al cardinale infatti che Masolino da Panicale, il maggior esponente di pittura tardo gotica e pre rinascimentale, venne a Castiglione a decorare la chiesa.

Tra i dipinti che si possono ammirare spiccano le opere di due fiorentini: la Crocifissione a fondo d’oro del nostro Neri di Bicci, giunta a Castiglione nel 1928 e la piccola Annunciazione di Apollonio di Giovanni, ritenuta dalla critica la sua opera migliore.
La tavola di Neri di Bicci è di grande potenza narrativa. Nella popolata folla ai piedi della Crocifissione si possono scorgere, a sinistra i soldati che si spartiscono le vesti di Cristo; poco distanti le Pie donne sostengono la Madonna svenuta. Una scena animata dove trionfa il colore e  par di sentire il vociare della gente in contrasto con l’assordante silenzio che domina la parte alta del dipinto. Interessante notare inoltre la postura del ladrone crocifisso alla destra di Gesù, del quale l’artista ha voluto sottolineare il cedimento al dolore come fosse un urlo assordante. “Di Bicci – sottolinea Lara Scandroglio – riesce a riassumere e concentrare in quest’opera il bello del gotico italiano”.

E. Farioli