Un'opera di ArcangeloUn'opera di Arcangelo

La crisi non poteva non lambire anche la gallina dalle uova d'oro. E' terminata da pochi giorni la fiera di Bologna, l'appuntamento con il mercato dell'arte più atteso in Italia. Non è grave, ma la situazione non è buona. Un bilancio, tracciato, da Duilio Affanni, titolare dell'unica galleria varesina presente alla grande kermesse.

Visto che si parla tanto di crisi economica, mi può dire se e quanto questa ha influito sull'andamento degli affari in fiera?
"Se raffrontiamo la situazione di quest'anno a quella degli anni precedenti, sia per quanto riguarda le vendite che l'afflusso di esperti la crisi un po' si è sentita, ma la flessione è stata leggera; ce ne siamo accorti io e mia figlia, ma anche i nostri colleghi galleristi. È vero la crisi c'è, ma non è niente di grave!"

Lei è riuscito a vendere qualche opera?
"Qualcosa si è venduto e mi riferisco alle opere di Arcangelo, ad un piccolo De Pisis e ad un'opera di Ketty Tagliatti. E oltre a queste spero di riuscire a venderne altre grazie a trattative tuttora in corso"

Trattative che riguardano?
"Saul Steinberg, l'illustratore del New Yorker, uno degli artisti più celebri e amati negli Stati Uniti, raramente visibile in Italia, e del quale siamo riusciti a raccogliere un nucleo di lavori interessanti. In questo periodo è in corso una mostra alla Dulwich Gallery di Londra che ha itinerato in tutto il mondo negli spazi pubblici più prestigiosi, a NY, Washington, a Parigi alla Fondation Cartier, a Zurigo alla Kunsthaus e chiuderà a marzo ad Amburgo al Museo d'Arte. Alcuni lavori esposti a Bologna sono stati richiesti per una mostra che vi sarà a novembre al Museo Ungerer di Bruxelles. 

A proposito di collezionisti. Avete fatto nuove conoscenze o avete semplicemente incontrato quelle vecchie?
"Abbiamo rivisto clienti con i quali avevamo concluso affari in passato, ma sia io che Marina siamo rimasti davvero sorpresi dal fatto che molti collezionisti importanti legati alla galleria non si siano fatti proprio vedere. Il motivo non lo consociamo, non sappiamo se derivi dai molti impegni che hanno. D'altro canto, però, abbiamo aperto contatti nuovi: uno con un collezionista di Como e uno con un collezionista di Reggio Calabria".

Da due posti così lontani d'Italia! Interessante, no?
"Certo! Ma si sa che la fiera di Bologna, essendo così centrale, richiama persone da tutti gli angoli d'Italia e comunque gli artisti che trattiamo hanno curricula di valenza quanto meno nazionale".

Marina AffanniMarina Affanni

Cosa le è piaciuto di più e cosa meno della fiera di quest'anno?
"Quello che mi ha fatto più piacere in assoluto è la nuova sistemazione che è stata data alla fiera: l'allestimento degli stand su un unico piano, sicuramente ne ha agevolato la visione; così come attrattiva è stata l'apertura del padiglione centrale, il numero 15, per l'ampiezza degli stand, per l'illuminazione e per la qualità delle opere. Quello che mi è piaciuto meno, ma è una condizione che si ripete ogni anno, è l'enormità dello spazio, che richiederebbe due giorni abbondanti per essere visitato tutto e bene, e il fatto che la fiera si trasformi in un mercato rionale il sabato e la domenica, quando arrivano i curiosi. Portano via molto tempo alle relazioni più importanti, quelle con i curatori, gli operatori e gli acquirenti reali, e in quei pochi giorni dobbiamo rendere il massimo".

Come ci si sente ad essere l'unica galleria varesina presente ad Arte Fiera Arte First?
"Per certi versi ci si lusinga, perché la partecipazione ad ArteFiera è un indicatore di buona qualità del nostro lavoro. La commissione che vaglia le domande di partecipazione è molto selettiva e pretende che alla fiera partecipino artisti e progetti validi. Fino ad oggi le proposte sono state molto bene accolte, tant'è che nella campagna stampa di quest'anno la direzione della fiera ha utilizzato per i giornali di settore e per i maggiori quotidiani l'immagine del lavoro performativo di uno dei nostri giornali di settore e per i maggiori quotidiani l'immagine del lavoro performativo di uno dei nostri migliori artisti emergenti, Marco di Giovanni.
D'altro canto non ci fa piacere essere l'unica, perché questo indica che il territorio non riesce ancora a "contare", nonostante vi siano gallerie di buon livello. Ma è il solito problema della provincia, che deve faticare di più per farsi notare, rispetto alla metropoli, dove tutto appare più glamour. E' vero anche che nella nostra provincia non esiste un collezionismo di alto livello e questo forse influisce sulle dinamiche di settore".

Pensa che questo derivi da un disinteresse delle gallerie per la fiera o dal fatto che queste non riescano a superare la selezione per parteciparvi?
"Mi spiace, ma a questa domanda non so risponderle. So però che daremmo un'altra immagine del lavoro che svolgiamo qui, se diverse gallerie della zona varesina fossero presenti in fiera".

Dunque, tirando le somme, cosa può dire della manifestazione bolognese?
"È un'esperienza sempre positiva, anche perché si crea una buona immagine della galleria".