Il minatoreIl minatore

Opere d'esportazione – Numerose sono le realizzazioni artistiche, di manifattura italiana, soprattutto opere in marmo, che nel tempo hanno oltrepassato il confine nazionale per andare ad abbellire dimore, palazzi e luoghi sacri di paesi lontani. Un esempio è sicuramente dato dall'America, e nel caso specifico dall'Uruguay. E' lì infatti, e proprio nella città capitale del paese, Montevideo, che sono sbarcate molte sculture di provenienza italiana o meglio varesina.

Un caso come tanti – Uno dei luoghi artisticamente più ricchi della città di Montevideo è sicuramente il Cimitero Centrale, risalente agli anni '30 dell' '800. L'arredo di questo cimitero, sin dalla sua nascita è legata a personalità italiane. E' la figura del genovese Giovanni Azzarini, trasferitosi in America, a fare da tramite tra l'Italia e la città latino-americana e a prendere contatto direttamente con gli artisti. Così è stato anche con Enrico Butti, che ha realizzato una copia della sua opera più conosciuta, 'Il minatore', per collocarla sulla tomba di Juan Nicola, nel Cimitero Centrale di Montevideo. Questa scultura raffigura un uomo esausto dalla giornata di lavoro, appoggiato sui suoi strumenti di lavoro.

La scoperta – Non è certo una novità il fatto che un'opera d'arte venga realizzata in più copie o più varianti; la cosa interessante è ricostruire la sua storia, gli spostamenti e le motivazioni di questi. Nel caso specifico, l'opera di Enrico Butti a Montevideo non era conosciuta da parte dei responsabili del museo varesino, fino a poco tempo fa. Il merito della scoperta va dato ad un turista che visitando il museo Butti, ha notato 'Il minatore' lì conservato e ricordandogli un'opera già vista, ha cominciato la ricerca. Il visitatore ha poi mandato una foto dell'opera al museo dello scultore, dove la notizia è stata accolta con una certa sorpresa. Anche se, va detto,  la presenza dell'opera nel cimitero non è unassoluta novità. Navigando in internet si scopre che già nel 2004,  sulla rivista Oltremagazine, in un numero del 2004, accenna alla vicenda dell'opera, per quanto poco si possa ricostruire.

Opera da secondo posto – L'opera in questione è forse quella più valida a livello artistico e meglio riuscita tecnicamente dell'artista viggiutese Enrico Butti. Eseguita nel 1887, è stata presentata a diversi concorsi ed esposizioni. Ha ottenuto 'solo' il secondo posto al concorso braidense del 1888, mancando così l'ambito premio Principe Umberto. L'opera stata esposta a Parigi nel 1889, dove conseguì il Grand Prix, a Budapest nel 1990 e a Vienna nel 1994. La fusione in bronzo dell'opera è conservata alla Galleria d'Arte Moderna di Milano. Altre due fusioni in bronzo sono conservate a Milano e a Canzo. Il gesso, a grandezza definitivo per la successiva fusione, è esposto al Museo Butti di Viggiù.