Si può leggere come un baedeker di una storia piccola; oppure come una inedita guida turistica sul crinale dei percorsi devozionali e naturali insieme. O ancora come uno stupefatto vademecum di piccola storia dell'arte in minore senza la pretesa di essere un ponderoso volume da storici. Stiamo parlando di "Percorsi nel cuore antico di una valle", un volume dedicato da Federica Mastromarino alle tante testimonianze di arte votiva, devozionale, augurante, contrappunta le due valli di pertinenza della sua ricerca, la Valganna e la Valmarchirolo.

Nativa di Ponte Tresa, brillante trentenne, dedita al presente ad una carriere aziendale, la Mastromarino proviene da studi classici. Ama i boschi, attraversarli, da lago a lago, i paesini e le frazioni che innervano le valli della sua infanzia e il vissuto che in questi vi è depositato. Questo lavoro di catalogazione non è che una lineare conseguenza di una spinta mossa da tensioni affettive ed intellettuali.

Commissionato dalla Comunità Montana in questione e sponsorizzato in buona parte dalla Regione Lombardia, il volume si concentra appunto sulla cosiddetta arte minore: oltre cento tra edicole, cappelle votive, capitelli, dipinti sacri, presenti ai crocicchi, lungo le vie, sui muri delle case, lungo gli argini dei sentieri, spesso all'improvviso nel bosco.

"Un lavoro durato più di un anno – spiega l'autrice – condotto per lo più nei miei week end liberi dalla mia principale occupazione professionale. Necessario, perché realizzato su una materia prima lacunosa ma probabilmente non ancora esaustivo. Non escludo, che qualcosa ancora sia sfuggito alla catalogazione".

Non c'era molto cui cui la Mastromarino potesse aggrapparsi: "Ho attinto ad una certa bibliografia sui singoli comuni delle due valli, ma sopratutto il mio è stato un viaggio nell'oralità del racconto grazie alla testimonianza dei più anziani in grado di riferirmi, aneddoti, storie, spesso leggende".

Ne è sortita così una rigorosa campionatura delle presenze artistiche, storiche e religiose delle valli, che appunto attinge anche a questa dimensione del racconto e si fa materia viva e pulsante, contribuendo in un modo intelligente che ancora mancava a quello spesso misterioso alone di sospensione che rende così attraenti i paesi e le frazioni incastonati tra la Valganna e il Tresa.

Con non poche scoperte, realtivamente ad una certa qualità di alcuni interventi tardocinquecenteschi, non poche conferme rispetto al mero valore popolare e devozionale di tanti altri senza pretese artistiche, ma la giusta considerazione che in ogni caso il patrimonio vada riportato alla conoscenza e, laddove possibile, tutelato.