Il Civico Museo di MaccagnoIl Civico Museo di Maccagno

A qualcuno ricorda la forma di una piscina, a qualcun altro fa venire in mente un ricercato centro di aggregazione culturale. Vero è che il profilo del Parisi Valle non passa inosservato.

Il Museo-ponte ha la forza di presentarsi come organismo vivo, disarticolato in una serie continua di percorsi che si sposano con gli elementi naturali. La costruzione cementizia si specchia e si raddoppia nel fiume, sospesa e integrata nella natura.

L'idea di un museo a Maccagno comincia a prendere corpo nel 1977. Giuseppe Vittorio Parisi, un artista nato a Maccagno nel 1915 torna per una vacanza sul Lago Maggiore e ne rimane affascinato. Quella serenità che nasce dal connubio tra lago e collina sollecita un nuovo interesse da parte sua.
Ripensando agli incontri romani con l'amico Carlo Giulio Argan e con amici artisti e all'ipotesi spesso fatta con loro di un Centro per l'arte, decentrato rispetto ai grandi agglomerati urbani, non gli par vero di individuare proprio nel suo paese d'origine il luogo ideale per un'operazione del genere.

Così lo stesso Parisi suggerisce un "team collaborativo"

Il Civico Museo di MaccagnoIl Civico Museo di Maccagno

guidato da Maurizio Sacripanti, noto architetto romano che viene incaricato della stesura del progetto. Era la metà di novembre del 1979.
Si opta per la realizzazione di un edificio dalle caratteristiche singolari: a ponte sul fiume Giona, nei pressi della foce.
La valenza artistica dell'edificio che si inizia a costruire nel 1981 e che si conclude solo nel 1998, viene ampiamente riconosciuta non appena la struttura di base prende forma.

Il progetto di Maccagno si collega ad altri celebri lavori di Sacripanti che tutti testimoniano del piacere per la mutazione, per l'invenzione continua, per l'oscillazione tra razionalismo e organicismo.
Il tema del ponte costituisce un riferimento continuo per la sua idea di architettura. In primo luogo per quanto concerne le valenze "strutturali", poiché permette il persistere di uno spazio vuoto sottostante, in secondo luogo per l'intrinseca componente "formale", poiché riconduce all'affascinante metafora della sospensione e del valico. Infine per le sue caratteristiche funzionali, che fanno riferimento all'idea di percorso.