Una delle opere della'utore giapponeseUna delle opere dell'autore giapponese

L'idea del vuoto, e il suo alternarsi con spazi pieni, contraddistingue le opere scultoree di Kengiro Azuma, in mostra nella Sala Focus del Museo del Novecento di Milano, allestita da Fabio Fornasari e curata da Danka Giacon.

In modo particolare, con questa nuova esposizione ci si è voluti focalizzare su un anno in particolare che ha segnato il punto di svolta del cammino artistico di Azuma, ossia il 1961.

Questa data ha costituito una tappa importante e decisiva nel percorso creativo di Azuma, un passaggio nodale che lo ha portato da una pratica figurativa, ancora molto legata alla scultura del suo maestro di Brera Marino Marini, verso uno stile più astratto e autonomo.
Incentivato dal suo stesso maestro, in questo periodo Azuma viene spinto a condurre una ricerca di nuove forme espressive, che si concentrano dunque su una peculiare visione dello spazio, con i suoi pieni e, soprattutto, con i suoi vuoti. L'ispirazione e l'intuizione di questa nuova prospettiva gli arriva per caso, come egli stesso racconta nei suoi aneddoti. L'illuminazione ha infatti origine da un evento apparentemente quotidiano e comune, ma che su di lui provoca un grande effetto: ossia, la vista di una catasta di cassette di legno per la frutta.

In esse, l'artista riesce a intravedere una cadenza ritmica tra "pieni" e vuoti
, che da quel momento divengono la cifra distintiva della sua produzione, denominata molto significativamente con la parola giapponese "Mu", che fa riferimento al concetto di "vuoto".
Azuma inizia così a realizzare dei veri propri assemblaggi scultorei, attraverso l'accostamento di vari listelli di legno delle stesse cassette; e a volte vi trae delle sculture di gesso, sulle quali interviene successivamente praticando piccoli segni o fori. La scultura Mu è affiancata da un

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giapponese

dipinto ad olio, intitolato "Mu 0.6", e da un'altra serie di opere e disegni, risalenti sempre al 1961.

Le sue opere sono entrate a far parte delle collezioni civiche attraverso le donazioni Boschi-Di Stefano del 1974 e 1980.
Nella sua opera in legno si nota, ad esempio, il gioco di volumi generato dall'accostamento dei vari listelli, che si affastellano uno sull'altro con interessanti sovrapposizioni spaziali, che li legano e contemporaneamente li allontanano ponendoli su piani e spessori diversi. Così come nella sua opera in gesso, dove la verticalità dei travicelli viene spezzata, ma insieme raccolta e legata, da un elemento orizzontale, la cui azione è tanto dirompente quanto unificante.

Kengiro Azuma, nato a Yamagata in Giappone
, proviene da una famiglia di fonditori e scultori. Lavora come scultore e docente presso l'Università d'Arte di Tokyo, prima di giungere in Italia nel 1955, grazie ad una borsa di studio che gli consente di frequentare l'Accademia di Brera. In seguito a questa esperienza decide di restare a Milano, nonostante le molte difficoltà soprattutto di carattere linguistico. Si avvicina così a Marino Marini, suo maestro in Accademia, e infine ne diventa, dopo il diploma in scultura, suo assistente privato. Inizia ad esporre in modo autonomo negli anni sessanta nelle gallerie private milanesi, portando avanti comunque la sua attività di assistente presso lo studio del maestro.

Kengiro Azuma 1961
Mostra personale
Dal 30 settembre 2011 al 15 gennaio 2012
Museo del Novecento, Sala Focus
Via Marconi 1, Milano
Orari: lunedì, dalle 14.30 alle 19.30
Martedì, mercoledì, venerdì e domenica, dalle 9.30 alle 19.30
Giovedì e sabato, dalle 9.30 alle 22.30
Per maggiori info.: 02.884.44061 – 02.0202
http://www.museodelnovecento.org/
museodelnovecento@civita.it