Ascona – La città è teatro di uno dei più importanti eventi espositivi dell’anno. Si tratta di una grande mostra antologica, dedicata a una delle voci più autorevoli dell’arte contemporanea, Joana Vasconcelos, ospitata al Museo Comunale d’Arte Moderna.

A comporre “Flowers of my desire” oltre trenta opere tra installazioni, lavori a parete, dipinti, disegni video e libri, che ripercorrono i momenti più rilevanti del percorso creativo dell’artista portoghese, dall’inizio degli anni Novanta a oggi.

Riconosciuta per le sue sculture monumentali e le installazioni immersive, Joana Vasconcelos decontestualizza gli oggetti di uso quotidiano e aggiorna il concetto di arte, artigianato e design, stabilendo un dialogo tra la sfera privata e lo spazio pubblico, il patrimonio popolare e la cultura alta. Con leggerezza e ironia affronta tematiche connesse con l’identità femminile, la società dei consumi e la memoria collettiva.

L’esposizione si snoda su due piani in un percorso coinvolgente che intreccia scultura, installazione, arte tessile e design in una riflessione potente su identità, genere, consumismo e memoria.

Il visitatore viene subito messo alla prova da Wash and Go (1998), installazione “catartica” simile a un autolavaggio simbolico. Poco dopo, lo sguardo si alza davanti a La Baronessa (2023), una scultura tessile monumentale alta dieci metri dedicata a Marianne Werefkin, fondatrice del museo.

Tra le opere più iconiche in mostra, il cuore rotante Red Independent Heart (2013) omaggia il Fado e il simbolo sacro di Viana, mentre Flowers of My Desire – che dà il titolo alla rassegna – esprime il contrasto tra desiderio e minaccia con piumini e spuntoni metallici. In Vista Interior (2000), l’artista riempie una vetrina di oggetti datati trasformandola in una Wunderkammer del quotidiano.

Non mancano installazioni olfattive e provocatorie come Menu do Dia (2001), con pellicce disposte su vecchi frigoriferi, e opere ironiche come Big Booby (2018), seno monumentale a uncinetto. La riflessione sulla moda attraversa Fashion Victims (2018), denuncia dei diktat estetici, e il video Portugal O Fashion.

Completano il percorso le serie Crochet Painting e Stupid Furniture, dove materiali poveri e mobili dismessi vengono trasformati in opere multidimensionali, accanto a ready-made barocchi e a una selezione dei Cahiers de Ma Vie, diari visivi dell’artista.

L’esposizione si inserisce nelle celebrazioni per i cento anni della Conferenza di pace di Locarno (1925), valorizzando l’arte come strumento di dialogo culturale e pacificazione. Il programma prevede performance, musica, danza, laboratori e una sfilata, con il coinvolgimento di numerose realtà del territorio.

La mostra, in calendario sino al 12 ottobre, è accompagnata dal catalogo, edito da Allemandi che  include un’intervista inedita a Joana Vasconcelos. Orari al pubblico: martedì-sabato, 10 – 12; 14 – 17; domenica e festivi, 10.30 – 12.30.