Jacques MaritainJacques Maritain

La profonda conoscenza – Di Jacques Maritain, Piero Viotto ha indagato capillarmente ogni singolo aspetto: da traduttore ha reso disponibile al pubblico italiano opere quali "Scienza e saggezza", "L'educazione della persona" e "Il pensiero di San Paolo"; come autore ha scritto l'introduzione all'edizione italiana di "Umanesimo Integrale". In anni più recenti, nel 2003, ha pubblicato "Jacques Maritain Dizionario delle opere" e nel 2005 "Raïssa Maritain Dizionario delle opere", quest'ultime due edite da Città Nuova Editrice. Oggi, per la stessa casa editrice è quasi pronta l'ultima ricerca che va a puntualizzare il rapporto del filosofo francese con gli artisti suoi coevi, i prediletti: "Jacques Maritain e i suoi contemporanei".

Riflessioni su arte e poesia
– Una anticipazione del volume, Viotto, già docente in pedagogia all'Università Cattolica di Milano, saggista, conferenziere, membro del Comitato Scientifico dell'Institut International Jacques Maritain, interprete raffinato di artisti come Michel Ciry e di George Rouault, la fornirà alla Palazzina della Cultura, lunedì 28 aprile alle 17, nell'ambito degli incontri promossi dalla Società Dante Alighieri. Viotto terrà una

Un'opera di RouaultUn'opera di Rouault

relazione sul tema Da Cocteau, a Bernanos, da Chagall a Rouault, poesia e arte nella riflessione dei Maritain; una relazione che sarà intervallata da letture poetiche e brani di epistolario dello stesso Maritain con romanzieri e poeti, con musicisti e pittori utili a comprendere l'influenza che il filosofo francese, con sua moglie, l'ebrea russa Raissa Oumançoff, ha avuto sulla cultura contemporanea, dalla letteratura alla musica, dalle arti figurative al teatro, riletti da Silvia Venuti.

La chiave di lettura
– Il volume cui il professore sta dando gli ultimi ritocchi, è in uscita a breve, nel mese di maggio. E sarà una approfondita ispezione dei rapporti che Maritain intesse nel corso della sua vita con artisti quali Chagall, Rouault, Severini. Artisti ed intellettuali con i quali il filosofo parigino, scomparso a Tolosa a 91 anni nel 1973, si confrontava in nome di quella rivendicazione dell'autonomia dell'arte dalle concezioni totalitaristiche del controllo dello stato sull'opera intellettuale, ma insieme esaltandone la responsabilità di operare per il bene comune. La professione dell'arte come libertà di azione dell'uomo, insomma, temperata da una sorta di coscienza, di un ethos nazionale in grado da discernere, vagliare e criticare incessantemente le eventuali nefaste conseguenze di una eccessiva anarchia creativa. In nome di questa autentica filosofia dell'arte e insieme della morale, "non si può comprendere ed apprezzare – commenta Viotto – Stravinskij o William Congdon, Mauriac o Jean Cocteau, senza avere letto i Maritain".