Le opere in terracottaLe opere in terracotta

Un fiume in piena – Venti sculture, di cui una buona parte nate in un ciclo che Paola Ravasio sta indagando negli ultimi mesi. Gessi, bronzi, e le nuovissime terrecotte, splendide, quasi ad addolcire quelle titaniche tensioni che abitano ancora i suoi lavori. E poi, i disegni; le opere grafiche che ancora oggi certificano l'energia costruttiva di una giovane scultrice la cui minutezza fisica è inversamente proporzionale alla energia che la abita e la percorre come un fiume in piena.

La scultura Valente – Paola Ravasio approda da Valente Arte Contemporanea a Finale Ligure, da quasi trent'anni galleria di riferimento per un certo tipo di astrazione geometrica, con artisti storici in catalogo come Veronesi, Dorazione, Munari e ad altri giovani, altrettanto promettenti, altrettanto lungo quella direttrice espressiva. Quanto alla scultura, Mario Valente, il titolare, non è del tutto a digiuno. Fu lui a credere agli inizi degli anni Novanta nell'opera di Filippo Avalle, l'artista di origini varesine, poi effettivamente cresciuto alla fama internazionale passando anche dall'esperienza

Un gessoUn gesso

del Polimero Arte di Castiglione. O, negli stand allestiti per Miart, a portare la scultura pop di Giorgio Laveri. Per la mostra della giovane scultrice varesina ha scelto il titolo "L'intimità del divenire", alla quale Paola si presenterà con un nuovo catalogo con testi redatti da Sergio De Carli, Paolo Carnevale e Federico Masedu.

L'importanza dell'appuntamento – La mostra di Paola Ravasio non avrà luogo nei locali storici della galleria ma nel Fortino di Castelfranco, sempre a Finale: uno spazio pubblico di ampie dimensioni, curato tuttavia, per quanto riguarda la scelta degli artisti, dallo stesso Valente. Si comprende dunque l'impegno che Paola sta riversando nella preparazione del lavoro da portare e l'importanza stessa dell'appuntamento. "Mi sento sempre ad un punto di partenza. Queste opere sono un nuovo inizio", si schermisce, nonostante abbia già diversi anni di lavoro, corposo, faticoso, maschile, alle spalle. Chiusa nel suo laboratorio di Travaino, poco fuori Caronno Varesino, tra il suo monumentale omaggio al lavoro, concepito per essere collocato in Valtellina e una totemica versione in grande dei suoi ultimi lavori, la Ravasio accarezza e perfeziona i suoi piccoli gessi, alcuni già tradotti in terracotta, altri già avviati alla fusione.

Paola al lavoroPaola al lavoro

L'equilibrio – "Sono forme organiche", per distinguerli dalla opere 'figurative' di qualche tempo fa. La filiazione appare  evidente. Là muscolature, torsioni, torsi, bicipiti, mani, piedi sovradimensionati che contengono a stento energie telluriche, quasi ingestibili. "Opere frutto dell'istinto, nate da una impellente necessità di espressione" racconta oggi. Nelle opere più recenti invece prevale il distacco di una artista più matura che si può permettere anche di distillare in qualche modo le sue priorità interiori: "Queste ultime sono invece il punto di incontro tra l'irrazionalità e la razionalità. Anzi meglio vogliono esprimere un tentativo di equilibrio tra i due poli, sentimento e ragione".

Il modulo – Per ottenere l'esito voluto, Paola mantiene lo stridore di forme organiche, ossa, tendini, muscoli di arti

Paola RavasioPaola Ravasio

che imprigiona o che prova a liberare da una struttura modulare, geometrica, di volta in volta diversa. Un passaggio importante, perché le nuove sculture nascono come un tentativo di ragionamento proprio dall'elemento contenitivo, per poi svilupparsi attraverso la pulsione liberatrice. In diverse dimensioni: dal rilievo da appendere a parete, un esempio è stato visto due a fine 2006, a Villa Mirabello, fino a esemplari di ridotte dimensioni che pure non perdono, anzi, in forza performante.

Sarei a buon punto
– Rifacciamo la domanda. "A che punto sei del tuo percorso?", lei sbuffa, e restia com'è a dire con le parole quello che sembra evidente con i suoi lavori si abbandona un po'. "Non so a che punto sono, in realtà. Mi sembra di progredire, di aver iniziato un discorso, di averlo esaurito e di averne trovato un altro altrettanto importante. A che punto sono? Se trovassi davvero un gallerista che mi sostenesse nel mio lavoro, potrei dire: sono a buon punto". Secondo noi, prima o poi ci arriverà.