Levi Tafari“La mia pelle è ricca di melanina, ma io sono più di un colore” inizia con questo verso lo spettacolo di Levi Tafari nella palestra del De Amicis, davanti agli studenti di Castronno ed a quelli del Plesso Macchi di Caronno Varesino.

Inclusione e diversità in educazione: queste le parole chiave del progetto INDIE, che ha visto dal 2007 la collaborazione tra il British Council, l’Ufficio Scolastico Regionale e l’Istituto Comprensivo De Amicis. A coronare questo lungo e proficuo lavoro sull’integrazione, nel senso più ampio del termine (dai disabili agli stranieri), la scorsa settimana è stato il colorato e movimentato spettacolo di Levi Tafari. Passeggia e balla guardando i ragazzi negli occhi, uno per uno, e insieme al ritmo passa anche il messaggio: le poesie parlano d’amore, di fraternità, di pace. “Melanin” è il suo cavallo di battaglia, e mentre la voce di Tafari segue il ritmo rap, i ragazzi cantano con lui.

Uno spettacolo semplice ed intenso allo stesso tempo, in cui la scenografia è costituita da due bandiere a cavallo di due aste da microfono: una è quella della Giamaica, terra d’origine di Levi e ispirazione per la sua religione rasta, e l’altra è quella dell’Etiopia, da cui originariamente provengono le persone di colore.

 

Bandiera della Jamaica

 Levi Tafari e i colori del mondo –  Di origine giamaicana, vive a Liverpool e, da anni, è impegnato in progetti che coinvolgono gli studenti di tutta Europa. Ambasciatore di pace e di speranza, Tafari riesce, con la forza del ritmo (tra il rap e il rasta) a portare tra i ragazzi i suoi messaggi di uguaglianza e amore per il prossimo.

 

Perché scegliere il rap come veicolo di trasmissione del tuo messaggio?

“La musica rap è un ottimo strumento di comunicazione, intanto perché è uno strumento universale, uno strumento che, ovunque tu sia, riesce a coinvolgere le persone di tutto il mondo. Inoltre, il vocabolario che viene utilizzato soprattutto dai rapper è estremamente accessibile, in modo tale che lòe persone si possano confrontare facilmente con quello che viene detto. Quindi, il rap in particolare è uno strumento universale che serve a coinvolgere le persone, in particolare i giovani, che sono quelli che imparano più facilmente. In Europa molte persone imparano l’inglese soprattutto tramite i films e la musica, che quindi è un linguaggio universale.”

 

Come si uniscono il rap e la poesia?

“Per costruire una poesia si parte dall’ispirazione. Dall’ispirazione, io traggo un’idea alla quale aggiungo la mia immaginazione e in più delle informazioni. Ftto questo riesco a creare delle immagini con le parole, e a questo si aggiunge il beat. Quindi i usano le sillabe in modo da enfatizzarle e da scandirle e ci unisco il ritmo rap: così si riesce a sposare musica rap e poesia.

 

Bandiera dell'EtiopiaCos’è oggi, per te, l’integrazione?

“Integrazione è una parola che viene sovraccaricata di significati, perché quando le persone vanno in visita in un altro paese ci si aspetta, di solito, che il paese ospite integri queste persone. Questa, almeno, è la visione dell’occidente.

Quando, però, si va dall’occidente alla parte meridionale del mondo, la gente non si vuole integrare. Quindi, integrazione è come una pietra in cui spesso si inciampa. Invece, l’integrazione dovrebbe essere, secondo me, un modo per abbracciare le idee altrui, per abbracciare le persone diverse, per accoglierle e accettarle contemporaneamente nella comunità. Quindi, integrazione è una parola un po’ strana, perché è una parola un po’ a senso unico. Sarebbe necessario trovare un equilibrio, una reciprocità tra il paese ospite e i visitatori che vanno in quel paese.”

 

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Il poeta rap inglese ha scelto la De Amicis di Castronno, oltre ad altre quattro scuole italiane, per il suo spettacolo che mescola poesia e musica, per portare nel mondo il suo messaggio di integrazione raziale e non solo.    Guarda il video